Farmaci e dintorni
08 Ottobre 2015«Gli integratori alimentari causano il tumore alla prostata». È un esempio di incipit di molti articoli apparsi nei giorni scorsi relativi alla scoperta effettuata alle Molinette di Torino dove Paolo Gontero, della Clinica Urologica universitaria diretta da Bruno Frea, ha identificato in tre tipici componenti salutistici, quali selenio, licopene (contenuto nel pomodoro) ed estratti di thè verde (classici antiossidanti "antitumorali"), le cause di possibile sviluppo di carcinoma prostatico (Pca). Lo studio, che è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista "Prostate" e commentata su "Nature Reviews Urology", ha però suscitato una dura replica da parte dell'Aiipa (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari) - Area Integratori alimentari. In realtà i risultati della ricerca delle Molinette sono stati inattesi. Lo studio, randomizzato in doppio cieco, si è svolto dal 2009 al 2014 su 60 pazienti con neoplasia prostatica primaria intraepiteliale di grado elevato multifocale (nHgpin) e/o proliferazione microacinare atipica (Asap)sottoposti a un trattamento con le 3 sostanze citate per 6 mesi, con la speranza di dimostrarne un effetto benefico. «Mai ci saremmo aspettati di dover constatare un effetto opposto a quanto avevamo sperato» ha dichiarato il professor Gontero. In breve, è emerso che se queste sostanze sono assunte a piccole dosi possono essere benefiche, ma se il dosaggio è elevato, in pazienti già a rischio (con nHgpin e/o Asa) si associano a una maggiore incidenza di Pca. Sono state anche identificate le ragioni del fenomeno: attraverso analisi genetiche dei microRna si è visto che l'eccessivo effetto antiossidante determina la comparsa di geni simili a quelli che si rinvengono nei tumori della prostata. Come detto, la reazione di Aiipa - in collaborazione con Giovanni Scapagnini, biochimico clinico e docente presso l'Università del Molise - non si è fatta attendere. Attraverso un comunicato l'associazione precisa che: 1) lo studio utilizza una miscela di 3 integratori combinati in soggetti (45-75 anni) già a elevato rischio di sviluppare un adenocarcinoma prostatico; 2) la ricerca è stata condotta su un campione molto esiguo di pazienti: 60 soggetti, metà trattati e metà placebo, e la valutazione è stata effettuata a 6 mesi di trattamento con una miscela di licopene, selenio e catechine del thè; 3) i dosaggi utilizzati nello studio sono molto elevati, oltre il doppio dei limiti consentiti dalle linee guida del Ministero della Salute per gli integratori alimentari: negli integratori è garantita la sicurezza d'uso alle dosi consigliate; 4) dallo studio sono emersi dati relativi al presunto impatto negativo di questi integratori sui biomarcatori molecolari (microRNA) associabili a carcinogenesi; tuttavia è necessario sottolineare che i microRNA sono biomarcatori ancora poco affidabili in termini di predittività. «È bene ricordare» è aggiunto «che i tre composti, considerati singolarmente in studi molto più ampi [si citano 3 esempi: un lavoro dell'Università di Tampa con catechine del thè verde e una review su PLoS e uno studio dell'Università di Chicago sul licopene] hanno invece dimostrato efficacia nel preservare la fisiologia prostatica o, comunque, nessun aumento del rischio di insorgenza del cancro». Aiipa pertanto conclude che: «non ci sembra corretto generalizzare in termini negativi e allarmistici, considerando che i risultati sono stati elaborati a partire da pochi dati disponibili. È tuttavia importante indagare le possibili conseguenze dell'uso di associazioni di integratori in soggetti precancerosi. Infine, ricordiamo che gli integratori sono alimenti con effetto nutrizionale o fisiologico destinati ad integrare la normale dieta in soggetti sani enon possono avere effetti terapeutici».
Arturo Zenorini
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