Il sildenafil potrebbe prevenire il diabete nei soggetti ad alto rischio
L'inibizione cronica della fosfodiesterasi 5 ottenuta dopo tre mesi di trattamento con sildenafil migliora la sensibilità periferica all'insulina nei soggetti ad alto rischio di diabete. Sono questi i risultati di un trial randomizzato e controllato appena pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism e coordinato da Cyndya Shibao del dipartimento di medicina alla Vanderbilt University School of Medicine di Nashville, Tennessee. «La perdita di peso e l'aumento di attività fisica riducono la progressione da pre-diabete a diabete, ma sono difficili da mantenere» spiega la ricercatrice, ricordando che anche metformina e glitazoni riducono il diabete incidente, ma l'uso di questi ultimi è limitato dal rischio di effetti avversi quali edema e ritenzione idrica. «Una strategia potenziale per diminuire le probabilità di diabete nei pazienti a rischio è di aumentare il Gmp ciclico (cGmp)» riprende l'autrice, sottolineando che il cGmp incrementa la sensibilità muscolare all'insulina promuovendo la traslocazione di Glut4, il glucosio trasportatore 4 alla membrana cellulare, e migliora la secrezione di insulina glucosio-stimolata nelle isole pancreatiche. «Una terapia farmacologica per aumentare il cGmp è rappresentata dagli inibitori della fosfodiesterasi 5» scrivono i ricercatori, che hanno verificato se la terapia con sildenafil aumentasse la secrezione di insulina migliorandone la sensibilità periferica in 51 pazienti con pre-diabete e in sovrappeso. Dopo avere randomizzato i partecipanti al trattamento con sildenafil 25 mg tre volte al giorno o placebo per 3 mesi, gli autori hanno scoperto non solo che la sensibilità all'insulina migliorava con sildenafil rispetto a placebo, ma anche che il rapporto albumina-creatinina urinaria calava nel gruppo sildenafil e aumentava in quello placebo, anche tre mesi dopo la fine della cura. Nessun effetto, invece, è stato osservato sulla secrezione di insulina glucosio-stimolata. «Data la piccola casistica, servono ulteriori studi per confermare l'efficacia del trattamento a lungo termine con inibitori della fosfodiesterasi 5 nella prevenzione del diabete in soggetti ad alto rischio» conclude Shibao.
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