Diabete tipo 2, semaglutide disponibile in Italia con rimborsabilità
Disponibile un nuovo farmaco per il diabete di tipo 2 in regime di rimborsabilità dal Ssn. Efficacia superiore nel controllo della glicemia e peso corporeo e riduzione del rischio di complicanze
È disponibile anche in Italia, in regime di rimborsabilità dal Servizio sanitario nazionale, semaglutide (Ozempic, Novo Nordisk), farmaco di ultima generazione per il diabete di tipo 2. Prevede la somministrazione per via iniettiva, con penna pre-riempita - spiega una nota dell'azienda - una sola volta a settimana indipendentemente dai pasti, e unisce, rispetto ai farmaci disponibili, efficacia superiore nel controllo della glicemia e del peso corporeo a benefici per il cuore, e in ultima analisi la riduzione del rischio di complicanze del diabete. Fino al 79% dei pazienti raggiunge il target di emoglobina glicata, e quindi l'obiettivo terapeutico, e il documento di consenso delle società scientifiche americana ed europea Ada/Easd 2018 riconosce semaglutide come una valida ed efficace opportunità già in una fase precoce del trattamento. Il farmaco ha un'azione agonista del recettore del Glp-1 che, spiega Agostino Consoli, professore di Endocrinologia presso l'Università degli Studi G. D'Annunzio Chieti-Pescara, è «un ormone fisiologico che svolge molteplici azioni nella regolazione del glucosio e dell'appetito, nonché nel sistema cardiovascolare. Semaglutide è un analogo del Glp-1, omologo al 94% a quello umano, le cui modifiche strutturali consentono la somministrazione settimanale».
Un paziente su due ha emoglobina glicata sotto soglia
In Italia, i pazienti diabetici, riferisce Carlo Bruno Giorda, direttore della struttura complessa di Diabetologia dell'Asl Torino 5, «godono complessivamente di un buon controllo della malattia, soprattutto rispetto alla situazione che si riscontra in molte altre nazioni. Ciononostante, secondo i dati degli Annali Amd 2018 di Associazione medici diabetologi,nel diabete tipo 2 solo una persona su due, esattamente il 50,9%, ha un valore di emoglobina glicata (HbA1c) inferiore al 7%, soglia richiesta dalle principali linee guida di cura della malattia». «Il primo obiettivo da perseguire, come medici diabetologi - sottolinea Francesco Giorgino, professore di Endocrinologia presso l'Università di Bari Aldo Moro - è quello dimantenere la glicemia il più possibile sotto controllo, perché è ampiamente dimostrato quanto la riduzione del livello di emoglobina glicata di un solo punto percentuale sia in grado di ridurre drasticamente le complicanze del diabete: di oltre un terzo (-37%) quelle microvascolari, responsabili ad esempio del danno renale, del 14% l'infarto cardiaco, del 12%l'ictus e del 21% la morte correlata alla malattia».
Superiorità dimostrata in programma di studi Sustain
Semaglutide - prosegue la nota - è stato oggetto di un ampio programma di studi clinici, chiamato Sustain, che ha dimostrato la superiore efficacia della molecola nell'abbassamento del livello di emoglobina glicata. Nello Sustain 7, il confronto con un altro farmaco agonista del recettore del Glp-1, semaglutide ha ridotto la HbA1c di 1,8 punti percentuali rispetto all'1,4 quando entrambi i farmaci venivano somministrati al massimo dosaggio. Semaglutide mostra, inoltre,un importante effetto di riduzione del peso corporeo: nel Sustain 7, semaglutide ha ridotto, dopo 40 settimane, il peso corporeo di 6,5 chilogrammi rispetto ai 3 chilogrammi ottenuti con l'agonista del Glp-1 di confronto, e nello studio Sustain 2, dopo 56 settimane, tra i 4,3 e i 6,1 chilogrammi rispetto a 1,9 chilogrammi dell'inibitore del Dpp-4. L'altro punto di forza di semaglutide è la riduzione del rischio cardiovascolare: il Sustain 6 durato 2 anni, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo ha valutato l'impatto del farmaco sugli eventi cardiovascolari. Semaglutide riduce il rischio cardiovascolare, rispetto al placebo, del 26%.
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