Nutrizione
09 Novembre 2012Sono 170 gli alimenti identificati come potenzialmente allergizzanti, ma una stretta minoranza quelli che causano il maggior numero di reazioni Ig-E mediate. Latte, arachidi, pesce, crostacei, uova, frumento, soia, sedano, mostarda, lupino e sesamo sono quelli più comuni, anche classificati come maggiormente significativi dalla legislazione europea e per i quali è previsto l’obbligo di etichettatura.
Prevenzione: quando
Secondo l’organizzazione Mondiale della Sanità l’allattamento al seno protratto in modo esclusivo fino almeno al sesto mese di vita del bambino potrebbe proteggere dall’insorgenza di un’allergia, evenienza che ha una forte connotazione genetica, maggiore infatti nei bambini con almeno un genitore allergico. La ricerca tuttavia, in materia di prevenzione fin dalla più giovane età deve ancora dare risposte certe. Un punto chiave sembra essere lo svezzamento. Non ci sono evidenze convincenti che evitare o ritardare l’introduzione di alimenti potenzialmente allergizzanti, riduca il rischio di divenire allergici, sia nei bambini a rischio sia in quelli non a rischio. Efsa, in un’Opinione del 2009 concludeva che introdurre alimenti diversi dal latte fra il quarto e il sesto mese non espone al rischio di effetti avversi, anche a lungo termine, fra i quali appunto le allergie. Anche le linee guida americane Niaid del 2010 suggeriscono per tutti i bambini lo svezzamento fra i 4 e i 6 mesi e l’introduzione degli alimenti potenzialmente allergizzanti in questo periodo (ipotizzando un effetto protettivo del latte materno), senza che la mamma che allatta segua una dieta con restrizioni dietetiche particolari.
Raccomandazioni e pratica pediatrica
Anche se alcune allergie sorte da bambini, come quelle alla soia, al latte, al grano, alle uova, possono recede (più facilmente dell’allergia alle arachidi) in età successive, non esiste una cura per le allergie alimentari: è possibile alleviarne i sintomi, ma l’unico modo per scongiurare il pericolo di una reazione è evitare accuratamente l’allergene escludendolo dalla dieta. E’ di solito il pediatra che, valutata la storia familiare, le abitudini e gli usi, suggerisce il modo più appropriato per inserire gli alimenti. Mentre esistono linee guida per i bambini ad altro rischio di sviluppare allergie, per gli altri si tende a seguire uno schema dietetico meno rigido di un tempo, in merito all’introduzione degli alimenti più “critici”, osservando certe restrizioni, come ad esempio il pomodoro dal settimo mese, il pesce e le uova dal decimo mese.
Francesca De Vecchi - specialista in scienze dell’alimentazione
EFSA Panel on Dietetic Products, Nutrition and Allergies (NDA). Scientific Opinion on the appropriate age for introduction of complementary feeding of infants. 2009
Burks AW et al. ICON: food allergy.J Allergy Clin Immunol. 2012; 129(4):906-20
Kramer MS et al. Maternal dietary antigen avoidance during pregnancy or lactation, or both, for preventing or treating atopic disease in the child. Cochrane Database of Systematic Reviews 2012
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