Politica e Sanità
16 Novembre 2011Gli europei non sono tutti uguali quando si parla di salute del cuore. E anche se la mortalità è diminuita, le malattie cardiovascolari restano, nelle nazioni analizzate, la principale causa di decesso, mentre le campagne di prevenzione sono realizzate in modo molto diverso nei vari Stati. Sono i dati di un''inchiesta realizzata dai rappresentanti delle associazioni e fondazioni per il cuore dei diversi Paesi dell''Ue, coordinati dall''European Heart Network (Ehn) e dalla Società europea di cardiologia (Esc), nell''ambito di un programma di ricerca pluriennale finanziato in parte dalla Commissione europea. L''inchiesta è stata presentata ieri a Bruxelles, durante la conferenza Lotta alle malattie cardiovascolari e all''infarto: un programma per un''Europa più sana (www.euroheart2009.eu). Per quanto riguarda la prevenzione, ogni Paese si muove in modo autonomo, anche per la diversità delle legislazioni vigenti. Tutti i Paesi dichiarano di poter contare su norme di tutela della salute pubblica, in particolare per il controllo del fumo e dell''alimentazione. Solo Danimarca e Grecia dichiarano di non avere una legislazione ad hoc per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. "Questi risultati - dichiara Susanne Ligstrup, direttore di Ehn, coordinatore del progetto EuroHeart insieme a Esc - dimostrano che la maggior parte dei Paesi dispone di misure legislative e politiche mirate a migliorare la salute pubblica. E si è data obiettivi di prevenzione. Purtroppo ben pochi Paesi hanno messo in atto un vero e proprio monitoraggio dell''efficacia dei programmi di prevenzione e di comunicazione al pubblico dei risultati ottenuti. Sono inoltre troppo pochi i Paesi che hanno stanziato risorse economiche a sostegno di questi programmi. Non possiamo attribuire la colpa della morte per infarto alla politica, ma certo in alcuni Paesi è piuttosto impressionante la correlazione fra la mancanza di programmi coordinati e pubblici e il numero di morti per infarto, come in Grecia, per esempio".
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