Politica e Sanità
16 Novembre 2011Che l’Aifa si stesse preparando a impartire una bella sforbiciata ai prezzi degli equivalenti era nell’aria già da qualche mese. Le stesse Regioni avevano strattonato a più riprese l’Agenzia perché si sbrigasse a mettere in campo la manovra. L’operazione, in sostanza, non può essere definita un fulmine a ciel sereno ma i commenti che arrivano dalla filiera del farmaco rimangono comunque improntati alla preoccupazione. «Dobbiamo ancora leggere nei dettagli il provvedimento dell’Aifa per soppesarne gli effetti sulle farmacie» sono le parole di Annarosa Racca, presidente di Federfarma «è evidente comunque che a pagare sono sempre la spesa farmaceutica territoriale e la filiera del farmaco. A questo punto diventa ancora più urgente che si apra il tavolo sulla riforma della remunerazione». «Il nuovo intervento sulla spesa farmaceutica» aggiunge il presidente della Fofi, Andrea Mandelli «rilancia la necessità, da parte di tutta la filiera e di chi governa, di elaborare una strategia che tenga conto delle necessità di tutti gli attori del mondo del farmaco. E’ evidente che la discesa dei prezzi dei farmaci non coperti da brevetto è una tendenza mondiale, ma non è possibile remunerare un professionista con un margine su un farmaco che costa due euro. La Federazione sostiene da tempo che si debba rivedere la remunerazione della farmacia, in modo che la giusta necessità delle Regioni di contenere la spesa non si traduca nel depauperamento del servizio farmaceutico sul territorio». «In sanità tocca sempre alla farmaceutica, dove la spesa in dieci anni è addirittura diminuita» afferma Sergio Dompé, presidente di Farmindustria, che ricorda come in Italia prezzi medi e ricavi del comparto scontino una differenza del 30% rispetto all''Europa. «A questo punto» conclude «diventa ineluttabile spostare altrove le produzioni, perfino di quelle hi-tech. In Italia non ce la facciamo più a competere, manca una strategia industriale». Preoccupato anche Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici. «La manovra riduce i prezzi di prodotti molto importanti. Se nel resto d''Europa i prezzi sono inferiori è perché i produttori contano su volumi maggiori, in Italia assolutamente inaccessibili. Per alcune aziende italiane, magari le più piccole, ci sarà il rischio di non stare più sul mercato».
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