Politica e Sanità
16 Novembre 2011Nella maggior parte dei casi le differenze stanno sotto ai 10 euro, ma per qualche principio attivo (come la temozolomide) si superano anche i cento euro. Sono alcune delle cifre che emergono da una prima lettura della lista di trasparenza pubblicata venerdì dall’Aifa. con i nuovi prezzi di riferimento per gli equivalenti rimborsati. Ufficialmente in vigore dal prossimo 15 aprile, il documento conferma i timori di farmacisti e distributori per una doppia stangata, perché alla perdita di fatturato derivante dal taglio dei prezzi (stimabile in un 20% secondo alcune fonti) si somma la svalutazione delle giacenze di magazzino, pari in valore a una mensilità della movimentazione annua. Questo in teoria, perché i veri effetti della manovra dell’Agenzia si misureranno soltanto nel corso di parecchie settimane. La sforbiciata decisa un paio di settimane fa l’Agenzia (per allineare i listini degli “off patent” alla media dei principali paesi europei, come voleva la Manovra finanziaria dell’estate scorsa) colpisce infatti non i prezzi al pubblico, ma quelli di riferimento. Toccherà dunque alle aziende decidere se ribassare oppure confermare i prezzi attuali, nel qual caso a pagare sarebbe soltanto il paziente (che dovrebbe mettere la differenza di tasca sua). «Sono scelte che spettano alle singole imprese» commenta Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici «di certo per alcuni prodotti un allineamento renderebbe difficile la permanenza sul mercato, quindi dubito che tutti abbasseranno. Sono tagli senza alcuna logica». Che al momento le aziende abbiano accolto con una certa freddezza l’intervento dell’Aifa è confermato anche dalle indiscrezioni provenienti dai distributori, ai quali una decina di produttori avrebbe già detto che per ora non sono in programma adeguamenti di prezzo. Nelle prossime settimane le cose potrebbero cambiare, ma dalle prime analisi l’impressione è che la manovra dell’Aifa dia certezze soltanto alle Regioni, alle quali il taglio dei prezzi di riferimento garantisce i 600 milioni di risparmi promessi dalla Finanziaria dell’anno scorso. Chi dovrà mettere quei soldi, invece, resta al momento incerto: se i prezzi degli equivalenti caleranno, vorrà dire che a rimetterci saranno produttori, distributori e grossisti; se i prezzi rimarranno invariati, invece, a pagare saranno gli italiani.
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