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Politica e Sanità

17 Novembre 2011

Tomassini: ideologico il no delle Regioni al ddl sul riordino


Nonostante il no delle Regioni, il ddl sul riordino del servizio farmaceutico va avanti per la sua strada e dovrebbe andare al voto del Senato entro la fine dell’anno. La stima è del senatore del Pdl Antonio Tomassini, presidente della commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama e cofirmatario del disegno di legge che la commissione stessa ha designato come “testo di riferimento” per la riforma. Farmacista33 lo ha intervistato per un aggiornamento sui lavori.

Presidente, cominciamo dal documento delle Regioni di tre settimane fa. Nelle vesti di coautore del ddl, che cosa risponde ai rilievi dei governatori?
Se permette, vorrei invece cominciare con una considerazione da presidente della commissione Igiene sanità. Il documento delle Regioni contiene considerazioni di principio che non possiamo accettare, soprattutto laddove si accusa il ddl 863 di incostituzionalità. Ma soprattutto, non è accettabile che a presentare in Senato un documento dai contenuti politici siano stati non i governi regionali ma i loro rappresentanti tecnici. Di fatto, è mancato un interlocutore politico ed è quindi mancata ogni possibilità di confronto e di approfondimento. Dalle Regioni, in sostanza, non è arrivato alcun contributo in senso propositivo.

E come cofirmatario del ddl che cosa dice?
Le riflessioni delle Regioni si basano in diversi casi su errori o mistificazioni. Loro contestano i dati sulle sedi vacanti, noi riconfermiamo che in base alle rilevazioni queste sedi non solo ci sono ma rappresentano anche un numero ragguardevole, almeno 600. Le Regioni sostengono che la distribuzione sul territorio delle farmacie è materia di loro competenza, noi invece riteniamo che vada individuato un punto di equilibrio tra economicità del titolare ed esigenze della popolazione e siamo anche arrivati a individuarlo in un quorum unico che comunque contempla ampia flessibilità.

Forse quello che è piaciuto di meno alle Regioni è il giro di vite sulla distribuzione diretta…

È evidente che la 405/2001 non ha dato i risultati che ci si attendeva sia dal punto di vista economico – perché le Regioni che più la praticano sono in rosso – sia dal punto di vista sociale, per i disagi arrecati ai pazienti e i ridotti profili di sicurezza legati alla dispensazione. Noi siamo per una razionalizzazione che comunque non si disgiunga dal ricorso a un modello di remunerazione delle farmacie basata sulla quota fissa per confezione.

E sulle parafarmacie? Le Regioni sono severe anche su questo punto…
Anche in questo caso siamo davanti a un provvedimento che non ha dato gli esiti sperati. Le parafarmacie rimangono prive di un’anima ben definita, la loro proprietà è di varia origine, non sempre corretta, e devono ancora trovare una collocazione propria in un mercato difficile. Anche su questo tema la posizione delle Regioni risente di ideologizzazioni che premono per la liberalizzazione di tutta la fascia C. Il nostro approccio invece è scientifico: da questa fascia si può anche spostare qualcosa, ma l’etico deve rimanere in farmacia e allora meglio trasformare in farmacie le parafarmacie che lo meritano, che siano di farmacisti o della Gdo.

Insomma voi andate avanti. E i tempi?
Noi andiamo avanti nello spirito di sempre, cioè aperti al confronto. Nei prossimi giorni la Commissione inizierà la valutazione degli emendamenti al ddl, ne sono stati presentati circa 150 e questo è un buon segnale perché quando c’è massima contrapposizione tra i gruppi se ne contano più di un migliaio. Sono ottimista, se la legislatura proseguirà fino alla scadenza come spero la commissione potrà licenziare il testo dopo l’estate e il Senato votarlo entro la fine dell’anno.

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