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Politica e Sanità

17 Novembre 2011

Liberalizzare le farmacie, due opinioni a confronto


L’hanno evocata ben due Manovre finanziarie, quella di luglio e quella di agosto, e adesso, tra sostenitori e oppositori, la liberalizzazione di farmaci e farmacie è nuovamente al centro del dibattito. Con, questa volta, un comune denominatore a mettere d’accordo tutti: l’impressione che tale innovazione sia più simile alla tela di Penelope che a un progetto realmente in discussione. Perché, tra chi tira un sospiro di sollievo e chi grida all’occasione perduta, la diagnosi è una sola: ciò che la manovra di luglio ha fatto, quella di agosto ha disfatto. Con il plauso di chi, come Ettore Jorio, professore di Diritto sanitario all’università della Calabria, intervenuto sulle pagine del Sole 24 Ore di ieri, sostiene che «la salute non può essere liberalizzata». Grazie alla Manovra di agosto, è il pensiero del professore, «il sistema rimarrà quello che è, efficace ed efficiente sul piano delle cure, nonché garante del consumo moderato dei farmaci. Una prerogativa, questa, non certamente ottenibile dall’allargamento della platea dei “venditori”, specie quelli praticanti l’offerta a impulso». E, d’altra parte, «la pubblica amministrazione ha l’obbligo della tutela della salute», in particolare «attraverso le attività a essa squisitamente funzionali». Tra cui proprio la «titolarità dell’assistenza farmaceutica». Non è d’accordo il Movimento nazionale liberi farmacisti che sul sito riprende un commento a firma di Massimo Riva, pubblicato l’altro ieri su Affari e Finanza di Repubblica. La «raffica di annunci» sulle «aperture mercantili», spiega Riva, è stata rimangiata dal Governo, tanto che, «nel caso delle farmacie, si è stabilito di mantenere in vita l''arcaico numero chiuso. Una scelta di cui è chiarissimo il fine di salvaguardia del valore commerciale degli esercizi esistenti e, dunque, del portafoglio dei loro padroni. Mentre rimane oscuro quale possa essere il vantaggio per la collettività che, dalle lenzuolate bersaniane sulle parafarmacie, aveva tratto il sostanzioso beneficio di vedere anche il più nobile speziale acconciarsi a tagliare i prezzi e a praticare sconti alla clientela».

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