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Politica e Sanità

30 Novembre 2011

I farmacisti segnano un punto


La liberalizzazione degli orari è stata un’occasione per far conoscere al pubblico la volontà dei farmacisti di offrire un servizio migliore alla collettività

“La segnalazione dell’autorità garante a proposito degli orari e dei turni ha avuto un effetto tutto sommato positivo”. Non ha molti dubbi al riguardo Andrea Mandelli, vicepresidente della Federazione nazionale degli Ordini. “Soprattutto perchè si richiama a una precisa indicazione che la Federazione degli Ordini ha formulato in proposito nel proprio progetto di rilancio della professione. Occorre però operare un netto distinguo � prosegue il vice presidente � rispetto ai contenuti della segnalazione Antitrust: al suo interno, infatti si parla sì di concorrenza ma con un preciso riferimento al mercato e ai vantaggi che ne potrebbero derivare ai “consumatori”. Per la professione, invece, questi vantaggi devono andare tutti a favore dei “pazienti” che entrano in una farmacia, centro di servizi e punto di riferimento centrale, sul territorio, per chiunque abbia una necessità di salute. I farmacisti, quindi, sono tutt’altro che contrari a promuovere un servizio più adeguato alle necessità dei cittadini, ma chiedono, come viene chiaramente esplicitato nel documento federale, di poter fare molto di più che tenere aperto nell’orario dell’intervallo”. In effetti anche la posizione assunta dal Ministero della salute al riguardo lascia intendere come sia stato vincente lo sforzo di ridiscutere l’assetto della farmacia facendo proposte concrete. Il comunicato diramato sabato, infatti, si chiudeva con l’affermazione che “resta fondamentale, tuttavia che queste tendenze (la liberalizzazione, ndr) non portino al prevalere della deregulation e dello spontaneismo, mettendo a rischio proprio la garanzia della disponibilità, in qualsiasi momento dell''anno, della settimana o della notte, di un numero di farmacie sufficiente a soddisfare le reali esigenze del territorio. Non bisogna mai dimenticare, infatti che la farmacia non è un ''normale'' esercizio commerciale, ma un presidio del nostro sistema sanitario". Insomma una concezione sovrapponibile a quella che la Federazione ha difeso in tutte le sedi già prima della Legge Bersani. “Nel presentare il documento federale abbiamo parlato di un ponte verso il futuro, della necessità di accogliere il nuovo pur tenendo ferme le specificità” dice Mandelli. “Restando nella metafora possiamo dire che oggi questo ponte oggi ha sostegni ancora più forti. Per questo ritengo che sia più che mai importante sostenere, anche presso l’opinione pubblica, gli altri progetti ideati per migliorare l’assistenza al cittadino: dalla presenza di operatori sanitari in farmacia al ruolo nell’emergenza”.

All’interno di Federfarma, dettasi da subito contraria a questa nuova liberalizzazione, sembra si siano create delle divergenze di opinione. Le agenzie hanno riportato ieri un comunicato delle associazioni dei titolari di Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Calabria e Marche contrario alla presa di posizione nazionale. Nel comunicato si legge, tra l’altro che “il categorico ''no'' espresso da Federfarma nazionale non è in linea con lo spirito del recente protocollo d''intesa siglato tra la Federfarma e il ministero della Salute, che si propone il pieno rilancio della farmacia quale presidio insostituibile del Servizio sanitario nazionale anche attraverso l''ampliamento delle sue funzioni di assistenza al cittadino nell''ambito delle strutture e dei servizi della medicina territoriale. N�, tanto meno, con l''appropriata osservazione formulata dalla Federazione degli Ordini dei farmacisti (Fofi) che, pur sottolineando il fatto che le farmacie effettuano turni a garanzia del servizio, si dichiara favorevole a una rivisitazione della normativa per tenere in considerazione le mutate esigenze dei cittadini”.

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