Politica e Sanità
30 Novembre 2011Errore umano, non malasanità, dicono i primi commenti sullepisodio dei pazienti che hanno ricevuto fegato e reni prelevati a una donna sieropositiva allHIV. Errore umano, ma non inevitabile, dicono altri. Nel disgraziato incidente, come sempre in medicina, cè la possibilità di trarre un insegnamento
E vero è il primo caso in 40 anni, come ha precisato Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti. Ma il caso del trapianto in tre pazienti del Policlinico di Careggi (Firenze) degli organi (fegato e reni) prelevati da una donna di 41 anni, sieropositiva all''HIV, ha un impatto emotivo devastante. "Si tratta di un caso � ha spiegato Nanni Costa - avvenuto dopo 40 anni in cui abbiamo realizzato circa 25mila trapianti. Un errore fatale, avvenuto all''interno di una procedura controllata, sicura, efficiente, e di cui i cittadini possono fidarsi ciecamente. Un sistema che - ricorda l''esperto - viene messo in atto ogni volta seguendo delle Linee guida fondate su standard internazionali. E che, in questo tragico caso, ha mostrato anche di essere estremamente trasparente. Nessuno è sfuggito davanti alle sue responsabilità, l''ospedale fiorentino ha immediatamente riconosciuto le sue colpe e ha attivato immediatamente la profilassi antivirale sui pazienti".
Per i tre riceventi "è come aver subito una trasfusione di sangue infetto", ha spiegato Mauro Moroni, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell''ospedale Sacco di Milano e uno dei massimi esperti italiani di Aids, " quindi è altamente probabile che le persone trapiantate all''ospedale Careggi di Firenze contraggano l''infezione da Hiv". Se per Moroni ci sono poche possibilità che linfezione non avvenga, più rassicurante è la previsione sulle conseguenze dell''incidente dovuto all''errore umano. "L''infezione da Hiv non è più grave nelle persone trapiantate, e dunque sottoposte a terapia con farmaci immunosoppressori. Lo dimostra - aggiunto - l''ampia casistica che oramai abbiamo sui sieropositivi successivamente sottoposti a trapianto".
Al di là delle conseguenze, resta da valutare come sia stato possibile il verificarsi dellincidente, oltretutto in una struttura che ben difficilmente si ritrova nelle cronache della malasanità. Lerrore è stato commesso in un passaggio successivo alla valutazione dello stato degli organi, nella trascrizione dei risultati dell''esame per la ricerca del virus. Il dirigente biologo del laboratorio di analisi di Careggi ha scritto infatti negativo invece di positivo, dando quindi il via libera finale al prelievo. L''errore è stato scoperto in un tempo successivo, nel corso di un''analisi post-trapianto compiuta su campioni di sangue e tessuti della donatrice nel laboratorio di analisi dell''archivio biologico di Pisa, dove vengono conservati i campioni di tessuto dei donatori. Un errore umano, gravissimo e doloroso, ma non parliamo di malasanità puntando il dito contro il Servizio sanitario nazionale" ha detto Amedeo Bianco, presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo). "Quando siamo di fronte all''errore umano, che purtroppo può esserci per quanto difficile da comprendere, non credo sia il caso di parlare di malasanità. Dobbiamo essere sobri nel celebrare i successi � ha proseguito Bianco - ma altrettanto sobri nell''avanzare critiche. Bisogna capire come è potuto avvenire un errore simile, ma anche riconoscere la correttezza dell''ospedale fiorentino che non ha esitato ad assumersi le proprio responsabilità". "E'' terribile � ha detto lassessore alla Sanità toscano Enrico Rossi - affidarsi al servizio sanitario con la speranza e la fiducia di poter risolvere gravi problemi di salute e trovarsi poi a dover affrontare altri e così gravi rischi. Adesso è nostro dovere seguire questi pazienti sotto ogni profilo per aiutarli nei prossimi accertamenti e nelle cure app
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