Politica e Sanità

30 Novembre 2011

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Con le Regioni che procedono a due velocità nel cammino del federalismo, “il rischio è che alle lunghe il divario aumenti sempre di più”. L''avvertimento è di Enrico Rossi, assessore per il Diritto alla salute della Regione Toscana e coordinatore degli assessori regionali della Sanità. “Bisogna iniziare una discussione franca e democratica su questo punto. Il tema caldo per la politica - dice intervenendo al convegno Uno sguardo al futuro: l''ammodernamento del sistema sanitario per la sostenibilità, al Forum della pubblica amministrazione in corso a Roma - è proprio quello del federalismo e di come questo si compone nel quadro nazionale”. Gli fa eco Natale Mengozzi, presidente nazionale Federsanità Anci. “Non è più possibile - commenta - che ci siano Regioni al terzo, quarto, Piano sanitario, che vanno in avanzamento e perfezionamento continuo, e Regioni che invece da 15 anni non riescano a vararne neppure uno. E vanno avanti a delibere”. Mengozzi fa l''esempio “della Calabria che decide con emendamenti il modello regionale e di quante aziende sanitarie ha bisogno, senza tenere conto delle esigenze reali del territorio. Questo significa - incalza - voler rinunciare alla programmazione e alle competenze. Invece - prosegue - è giunto il momento di fissare in modo omogeneo alcuni riferimenti per tutto il territorio nazionale”. Il rischio paventato da Mengozzi è che “i 20 sistemi sanitari regioni differenti impediscano anche una seria valutazione dei risultati”. Francesco Ripa di Meana, presidente della Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (FIASO), interviene invece sui criteri di valutazione dell''operato dei manager di Asl e ospedali. “Chiediamo - dice rivolgendosi al ministro della Salute Livia Turco che ha partecipato alla discussione - che sia possibile confrontare l''operato del management in base a criteri nazionali. Ma va mantenuta anche la capacità di scelta delle Regioni di nominare i propri amministratori”.