Politica e Sanità
30 Novembre 2011Assemblee rappresentative degli iscritti in tutti gli Ordini provinciali, regionali e nazionali per garantire «democrazia e trasparenza nel sistema elettivo» e tutelare le minoranza. È quanto propone l’emendamento che sedici sigle del Ssn – tra le quali il Sinafo, Sindacato nazionale dei farmacisti ospedalieri – hanno ufficializzato l’altro ieri in una lettera indirizzata alla commissione Igiene e sanità del Senato. L’obiettivo è quello di modificare l’articolo 7, comma 2, del ddl Omnibus attualmente all’esame di Palazzo Madama: nel testo attuale, l’istituzione di « eventuali assemblee rappresentative con la connessa tutela nelle stesse delle minoranze qualificate degli iscritti» è lasciata alla discrezionalità degli Ordini provinciali (e neanche tutti: solo quelli con più di duemila iscritti); la proposta dei sedici sindacati (tra i quali Anaao-Assomed e Cimo-Asmd della dirigenza Ssn, Fimmg e Snami della medicina di famiglia) è invece quella di imporre la costituzione di tali assemblee a tutti i livelli (provinciale, regionale e nazionale) e delegare loro non solo l’elezione degli organi esecutivi, ma anche l’approvazione di bilanci, regolamenti e linee programmatiche annuali. «Attualmente» spiega Riccardo Cassi, presidente nazionale della Cimo, la sigla che ha dato il primo input all’iniziativa «la base elettorale che esprime gli organi di governo degli ordini si riduce a uno sparuto numero di iscritti. L’obiettivo dell’emendamento è quello di allargare la partecipazione al governo degli Ordini». Novità, in ogni caso, che non influenzerebbero l’attuale tornata elettorale, già in corso a livello provinciale. «Il ddl Omnibus» ricorda Cassi «prevede una delega al governo, quindi ci vorrebbe non meno di un anno. Se ne parlerebbe per le elezioni successive». «Con il ddl Omnibus» è il commento di Antonio Castorina, segretario nazionale del Sinafo «abbiamo davanti a noi l’occasione storica di aggiornare norme che risalgono a 65 anni fa. L’obiettivo di questo emendamento è quello di fare in modo che l’esercizio democratico delle assemblee ordinistiche sia veramente democratico: oggi avvertiamo un deficit di democrazia che va superato garantendo la reale tutela delle componenti minoritarie di ogni professione».
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