Politica e Sanità
30 Novembre 2011In testa c’è il Lazio con 168,5 milioni di euro. Seguono a una certa distanza la Toscana, con poco meno di 159 milioni di euro, e l’Emilia Romagna, con 151,6 milioni. Quindi la Campania, 144,8 milioni, la Lombardia, che sfiora i 143 milioni, e il Veneto, con poco meno di 113. Sono le posizioni di testa nella classifica delle Regioni che spendono di più per la distribuzione diretta (con o senza dpc), redatta in base ai dati dell’Aifa, relativi al periodo gennaio-ottobre 2010. Cifre che ancora non risentono del “mistero” dei 210 milioni, ma offrono comunque un’idea abbastanza evidente delle differenze che in tema di doppio canale dividono le regioni. Differenze che, tuttavia, acquistano un’evidenza più familiare ai titolari se, invece di ragionare sulle cifre assolute, si misura il peso della distribuzione diretta in proporzione alla spesa territoriale complessiva, di cui la prima è parte assieme alla convenzionata. Così, infatti, la classifica cambia sensibilmente. E in testa balza la Toscana, che fa passare dalle sue Asl più del 22% del proprio budget per la farmaceutica extra-ospedale. A ruota l’Emilia Romagna e le Marche, con poco più del 19%, la Liguria e L’Umbria, entrambe leggermente al di sopra del 18%, la Sardegna con il 16% e il Molise con il 15%. Ben più lontane Regioni che nella prima graduatoria tenevano le posizioni di testa: la Campania destina alla distribuzione diretta una quota pari al 12,5% della propria spesa territoriale, la Lombardia meno del 9%, il Lazio poco più del 13%. Ma a stridere sono soprattutto le differenze con le Regioni che sulla distribuzione diretta “credono” di meno: la Calabria fa passare dalle Asl una spesa pari al 2% della sua territoriale, l’Abruzzo poco meno del 4%, la Val d’Aosta attorno al 5%. La morale? Fare i titolari non è la stessa cosa a tutte le latitudini dello Stivale.
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