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Politica e Sanità

11 Aprile 2012

Concorso straordinario, dall’Ordine di Avellino vademecum con proposta


C’è Anna, 38 anni, che prenderà 41,3 punti perché è stata per dieci anni collaboratrice di farmacia sussidiata e per altri due di farmacia urbana, è laureata con 110 e lode e ha una specializzazione in farmacia ospedaliera. Oppure c’è Giovanni, 51 anni, che prenderà 36 punti perché da 21 anni titolare di farmacia rurale sussidiata e si è laureato con 95. Due esempi tratti dal vademecum che l’Ordine dei farmacisti di Avellino ha pubblicato sul suo sito (www.ordinefarmacistiavellino.it) per riassumere i passaggi salienti del decreto liberalizzazioni. E in particolare i meccanismi del concorso straordinario che quest’estate dovrebbe assegnare circa 4mila farmacie.
Il dossier dell’Ordine dovrebbe risultare particolarmente utile soprattutto a chi da settimane si interroga sui punti che titoli e carriera gli possono garantire. Allo scopo, il vademecum propone sei profili professionali di ipotetici farmacisti per poi calcolarne il punteggio, compresa un’eventuale associazione da parte di due “under 40”. Ma al di là dei singoli casi, non è difficile capire chi al concorso partirà in “pole”. «I titolari di farmacia rurale sussidiata sono quelli che stanno meglio» spiega Ettore Novellino, docente universitario e presidente dell’Ordine avellinese «basti dire che con 13 anni di anzianità arrivano a quei 35 punti che rappresenta il tetto massimo raggiungibile da due under 40 che concorrono associati». Anche a proposito dell’associazionismo si possono già fare valutazioni precise: «L’opzione» continua Novellino «funziona soprattutto se assieme i due candidati raggiungono i venti anni di servizio e se uno di loro ha una seconda laurea o una specializzazione».
Più in generale, è già oggi evidente che il meccanismo per soli titoli finirà per rendere decisivi anche distacchi di pochi millesimi. «A questo punto» riprende il presidente dell’Ordine «peserà parecchio il voto di laurea, che vale fino al 10% dei punti. E saranno anche decisivi i punteggi assegnati discrezionalmente dai commissari: in tutto fanno 0,5 punti per l’esame di stato e i corsi di aggiornamento. Per questi ultimi, troverei opportuno che si considerasse pari a zero il debito formativo dell’Ecm ministeriale, in modo da premiare con punteggio positivo chi ha maturato un numero di crediti superiore alla soglia obbligatoria e punteggio negativo chi invece è rimasto sotto».
Ma da Novellino arriva anche un’altra proposta: approfittare della scadenza concorsuale per aggiornare il dpcm del ’94 che fissa le regole per l’assegnazione dei punteggi e che riconosce alle regioni una discrezionalità oggi non più tollerabile. «C’è il rischio che lo stesso candidato possa piazzarsi diversamente a seconda di dove si presenta» osserva Novellino «sarebbe invece importante che le regole fossero uguali dappertutto. E poi, si metterebbe anche mano ad alcune norme ormai datate. Per esempio, quando il dpcm venne varato non c’erano ancora le lauree triennali».

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