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Politica e Sanità

15 Novembre 2011

In arrivo la conclusione per l’infrazione


Durante l’autunno arriverà la decisione definitiva della Corte di Giustizia Europea in merito alla procedura di infrazione avviata contro il “sistema farmacia” italiano

La questione finita tra le mani dei giudici europei riguarda le norme che nel nostro paese regolano la titolarità e che, al momento, ne riservano il diritto ai soli laureati in farmacia prevedendo inoltre, fino all''entrata in vigore della legge Bersani, l''impossibilità per i distributori di prodotti medicinali di acquisire partecipazioni nelle società di gestione delle farmacie. Questi gli argomenti che hanno costituito il fulcro di un incontro organizzato sabato a Roma nell’ambito di Cosmofarma 2008 dalla FOFI e da Federfarma.  Ad aprire la giornata è stato è stato Fabrizio Lemme, docente di Diritto penale delle università di Siena e Lione (Francia), che difenderà i 16.500 titolari italiani davanti ai giudici europei. “I dubbi della commissione � hanno ricordato gli intervenuti - riguardano l''ipotesi che le leggi vigenti in Italia non rispettino i dettami del Trattato europeo sulla libera circolazione di capitali (articolo 56) e sul diritto di stabilimento (articolo 43), peraltro senza perseguire obiettivi di pubblico interesse”. Sul tavolo anche i criteri di distribuzione geografica delle farmacie su cui il Consiglio di Stato italiano ha recentemente avanzato una domanda di pronuncia pregiudiziale, cioè una sorta di parere, alla stessa Corte europea. “Il diritto alla salute � ha commentato Lemme � non può non essere considerato come oggetto di trattativa, per cui anche le norme giuridiche perdono di rilevanza di fronte a un bene così prezioso. Il servizio farmaceutico fa parte del Sistema sanitario nazionale e il farmacista ne è protagonista fondamentale".

In presenza di una situazione molto variegata a livello europeo, ad esempio con la Norvegia in cui l''85% delle farmacie è in mano a soli tre gruppi commerciali o il Portogallo dove oggi chiunque può diventare titolare fino a un massimo di quattro farmacie, l''Italia non è l''unica chiamata a rendere conto davanti alla Corte di Giustizia europea. Sono in tutto sei i paesi nei confronti dei quali sono in atto procedure di infrazione. "Norme che prevedono la proprietà esclusiva delle farmacie per i soli farmacisti - ha spiegato Giovanni Mancarella, assistente legale del Pharmaceutical Group of the European Union (PGEU), cioè il gruppo dei farmacisti europei - sono vigenti attualmente nel 48% degli Stati membri dell''Unione europea, fra cui Francia, Germania, Spagna, Danimarca. La pianta organica, invece, viene utilizzata nel 63% degli Stati, compresi Francia, Spagna e Austria. Mentre per quanto riguarda la liberalizzazione della vendita dei medicinali da banco, il 60% dei paesi europei non l''ha ancora adottata". In sintesi, la situazione non è assolutamente omogenea.   "Il PGEU - ha continuato Mancarella - teme che la Commissione europea stia tentando di introdurre un''unica regolamentazione per le farmacie in tutto il Vecchio continente, mentre siamo convinti che occorra adattare le legislazioni ai bisogni dei singoli Paesi, senza stravolgerne l''assetto attuale".

"Bisogna tenere conto - ha detto John Cave, segretario del Pgeu - che senza la presenza del farmacista nei presìdi, ad esempio, il processo di introduzione dei medicinali generici diverrebbe quantomeno incerto e accidentato. E ne risentirebbe anche l''integrità della filiera del farmaco. A nostro parere solo mani esperte debbono poter dispensare i medicinali". La via da battere in futuro in campo  è stata indicata anche da Annarosa Racca, neo presidente di Federfarma. “In ambito europeo � ha dichiarato � la nostra migliore strategia è sicuramente quella di cercare di far passare il messaggio che le iniziative intraprese dai farmacisti non sono fin

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