Politica e Sanità
03 Maggio 2012Per i farmacisti, di farmacia così come di parafarmacia, è giunto il tempo «di una sana riflessione» che accompagni in tempi brevi il settore della distribuzione del farmaco a «una soluzione equilibrata e condivisa», pena «la fine della professione di farmacista, almeno per come siamo abituati a considerarla e viverla da molti decenni a questa parte». È la riflessione che arriva da Massimo Brunetti, presidente dell’Anpi (Associazione nazionale parafarmacie italiane), dopo l’ultima rilevazione del Ministero sulle parafarmacie autorizzate: in tutto fanno ormai 4.176 esercizi, 298 dei quali hanno visto la luce tra l’inizio di febbraio e la fine di aprile. E tra i nuovi, 4 appena sono corner della Gdo e un quarto soltanto possono essere ricondotti a un farmacista, mentre il resto fa capo a catene o società di capitali (come Essere Benessere, che in tre mesi ha aperto 79 parafarmacie).
Brunetti, sono dati che vi preoccupano?
È il segno che per i farmacisti così come per la Gdo questo comparto comincia ad apparire meno appetibile che in passato, mentre sul mercato si affaccia con prepotenza il capitale, specie quello che nel settore farmaceutico è già di casa.
E la torta dei farmaci delistati dall’Aifa rischia di diventare ancora più piccola…
Parlare di torta è addirittura eccessivo. In termini di confezioni, i prodotti delistati valgono circa il 4% del mercato, in valori rappresentano poco più del 5,5%. Nei primi venti prodotti di fascia C con ricetta ripetibile più venduti, ne è stato riclassificato uno solo. Non voglio entrare in una polemica tecnica con l’Aifa, ma certamente siamo perplessi per la linea tenuta dal ministro Balduzzi: toccava a lui la responsabilità politica di riconoscere a tutti i farmacisti la competenza professionale che appartiene loro.
Insomma il governo vi ha deluso…
Ci aspettavamo ben altro. All’indomani dei fatti accaduti in commissione Bilancio (dove a dicembre scattò il blitz che scongiurò la deregulation dei farmaci di fascia C, ndr) era stato detto a chiare lettere che il delisting avrebbe compensato le insufficienti liberalizzazioni del decreto salva-Italia, assieme a un congruo incremento delle farmacie sul territorio. Di fatto, non si è concretizzato niente di tutto questo.
Le farmacie si apriranno. O no?
Non quelle che erano state promesse. Con la rinuncia di un numero sempre maggiore di comuni all’apertura delle sedi risultanti dai resti, è ormai chiaro che delle 4.400 farmacie originariamente preventivate se ne apriranno circa 2.800. Anche meno di quelle che Federfarma preventivava.
Quindi?
Quindi le liberalizzazioni si sono rivelate un bluff. Per noi diventa ineludibile cercare in Parlamento e tra le forze politiche interlocutori che comprendano le nostre richieste e si facciano carico di quella liberalizzazione dei farmaci di fascia C che il governo non ha voluto o saputo varare.
Se l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui nostri canali social seguendoci su:
Oppure rimani sempre aggiornato in ambito farmaceutico iscrivendoti alla nostra newsletter!
POTREBBERO INTERESSARTI ANCHE
28/12/2019
Per contrastare la compravendita illegale di farmaci per uso veterinario il Ministero sta studiando un logo, un bollino di qualità sulla falsa riga di quanto fatto per le farmaciePer...
27/12/2019
La Commissione europea ha approvato upadacitinib (Rinvoq) per il trattamento dell'artrite reumatoide attiva di grado da moderato a severoLa Commissione europea ha approvato upadacitinib (Rinvoq) per...
27/12/2019
Solo il 2% delle farmaciste donne possiede una farmacia nonostante rappresentino il 62% della forza lavoro, è quanto emerge dal sondaggio "Survey of registered pharmacy professionals 2019" del...
A cura di Lara Figini
27/12/2019
Acquistare i farmaci su internet attraverso siti non autorizzati è un fenomeno in continua crescita e l'unica arma per contrastarlo resta l'educazione sanitaria e l'orientamento dei cittadini...
©2025 Edra S.p.a | www.edraspa.it | P.iva 08056040960 | Tel. 02/881841 | Sede legale: Via Spadolini, 7 - 20141 Milano (Italy)