Politica e Sanità
15 Maggio 2012Una quota fissa a confezione differenziata su tre fasce, per prezzo ex-factory. Più una quota margine del tre “virgola” per cento, sempre sul prezzo ex-factory, a copertura dei costi d’impresa. Ecco il sistema misto al quale sta lavorando Federfarma con l’obiettivo di mettere le gambe a quel tavolo sulla riforma della remunerazione che le farmacie attendono ormai da un paio di anni. La proposta, elaborata dal centro studi del sindacato, è stata anticipata in via riservata nella seduta del Consiglio delle Regioni di giovedì scorso. Solo i passaggi essenziali, in attesa delle verifiche contabili del modello e di una discussione più ampia in assemblea generale, da dove poi verrà presa e portata all’esame degli altri attori (industria e distributori).
Rispetto alla proposta elaborata un anno fa da Federfarma le novità sono contenute ma significative. La più importante, come detto, consiste nel passaggio da un’unica quota fissa per confezione a un sistema su tre fasce , con quote ancora da svelare ma distinte in base al prezzo ex-factory del farmaco. È un modello non dissimile da quello che ormai si è adottato in molti accordi per la dpc, che su scala nazionale avrebbe il pregio di “ammorbidire” la transizione al nuovo sistema: un’unica quota fissa, calcolata sull’attuale redditività media della confezione Ssn, penalizzerebbe i titolari di quelle regioni che hanno una spesa farmaceutica più elevata (perché fanno meno distribuzione diretta e consumano meno generici) e quindi una ricetta rossa più remunerativa. Fasce a parte, alla quota occorrerebbe poi aggiungere un margine (un 3% da limare nei decimali quando scatterà la contrattazione) che andrà a coprire i costi di stoccaggio e d’impresa.
Anche nella nuova proposta, infine, Federfarma ribadisce che il modello può essere oggetto di confronto soltanto a patto che alla farmacia siano restituiti non soltanto il Pht e i farmaci del primo ciclo di dimissione, ma anche quelli ospedalieri distribuiti sul territorio. È una condizione sulla quale, per il sindacato, le Regioni non avrebbero difficoltà a discutere una volta compreso i vantaggi che comunque comporta in termini di contenimento della spesa, perché gare e competizione sul prezzo si concentrerebbero sul costo ex-factory (che il Ssn contratterebbe direttamente con i produttori) e il monitoraggio dei consumi attraverso le farmacie garantirebbe il governo del sistema.
Per quanto concerne i distributori, infine, il margine attuale del 3% verrebbe aggiornato attraverso una contrattazione diretta tra le parti, magari con il passaggio al sistema misto anche per i grossisti.
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