Politica e Sanità
30 Maggio 2012Se la parola d’ordine sarà limare le distanze – con uno spostamento verso il basso, ovviamente – qualcuno potrebbe essere tentato di gettare nel mucchio anche gli accordi regionali sulla dpc, che riconoscono alle farmacie remunerazioni spesso molto distanti tra loro. «È un’eventualità che potrebbe realizzarsi» ammette Massimo Mana, presidente di Federfarma Piemonte e componente del consiglio di presidenza nazionale «anche se andrebbe spiegato che certe tariffe sono sempre il frutto di specifiche condizioni di vendita: un conto è trattare con una Regione che nella distribuzione diretta movimenta tre milioni di confezioni all’anno, un’altra con una Regione che invece ne muove solo qualche centinaio di migliaia». Ma per gli stessi motivi, la spending review potrebbe anche offrire alle farmacie l’occasione per mettere sul tavolo di governo e regioni la riforma della remunerazione: «È possibile e noi dovremmo scegliere gli argomenti giusti per attirare la loro attenzione» osserva Marco Nocentini Mungai, presidente di Federfarma Toscana «se la parte pubblica cerca strumenti con i quali uniformare e razionalizzare la spesa, farsi avanti con una proposta di remunerazione unica per fascia A e Pht su tutto il territorio nazionale sarebbe certamente la mossa giusta».
Prima, però, è opportuno che il sindacato risolva al suo interno le incertezze sull’opportunità di una riforma. «La remunerazione va cambiata e in fretta» è la risposta di Alessandro Fumaneri, presidente di Federfarma Friuli e componente del consiglio di presidenza nazionale, agli inviti alla cautela lanciati lunedì dal laziale Franco Caprino «i fatturati Ssn continuano a calare e se nel Lazio le farmacie stanno meglio è solo perché lì la spesa farmaceutica non è governata con l’efficienza che servirebbe, come invece da noi. Dobbiamo pensare alle farmacie nel loro insieme, altrimenti facciamo il sindacato delle farmacie ricche e quello delle farmacie impoverite». «Caprino ha ragione a dire che non possiamo sbagliare» riprende Mana «ma ha anche ragione Nocentini (vedi l’intervista di ieri su F33, ndr) a dire che non c’è più tempo. E a proposito di modelli, io continuo a preferire un sistema alla francese, basato sulla remunerazione della prestazione professionale: è l’unica cosa che nel tempo non cala di prezzo, anzi ci sarebbero gli argomenti per chiedere l’indicizzazione dei compensi». «Nocentini ha ragione» è infine il parere di Pasquale D’Avella, presidente di Federfarma Marche «la riforma va fatta con buon senso ma in fretta, il tempo è finito».
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