Politica e Sanità
06 Giugno 2012Per gli esperti è una delle più importanti acquisizioni di questi ultimi anni tra società della distribuzione intermedia controllate dai farmacisti. Stiamo parlando dell’operazione che ha portato il ramo distribuzione della cooperativa cagliaritana Cosafaca sotto il controllo di Unifarm, spa trentina con poco più di 500 farmacisti soci e un fatturato 2011 di 308 milioni di euro (per utili di 3,8 milioni). Per l’azienda sarda, che manterrà la proprietà degli immobili e l’erogazione di alcuni servizi, il passaggio di consegne dovrebbe garantire un futuro più sereno dopo le difficoltà degli ultimi anni; per la società trentina, l’acquisizione dovrebbe garantire incrementi di fatturato sui 120 milioni di euro (che la collocherebbero al secondo o terzo posto nella classifica nazionale delle società di distribuzione dei farmacisti). Molto dipenderà dalle scelte delle 280 farmacie socie di Cosafaca. Il ramo distribuzione della cooperativa, infatti, passerà sotto una nuova spa denominata Unifarm Sardegna, il cui capitale sarà controllato al 51% dalla società madre mentre il 49% verrà offerto ai farmacisti sardi, anche in piccole quote. Per il momento hanno già sottoscritto l’adesione alla società circa 160 farmacie, «ma molte altre si stanno già preparando a fare lo stesso» spiega Franco Pilia, presidente di Cosafaca «quindi siamo ottimisti. L’assemblea, d’altronde, aveva approvato l’operazione con un solo voto contrario». A chi aderisce, Unifarm chiederà condizioni che prevedono il transito dalla società di almeno il 60% degli acquisti, ma la cosa non sembra preoccupare troppo. «Le due aziende collaborano da tempo e si riconoscono negli stessi valori» prosegue Pilia «tra i quali la fedeltà e l’uguaglianza tra i soci; i nostri titolari apprezzeranno la continuità». «Tra le nostre farmacie, del Trentino così come del Veneto» conferma Paolo Zanini, presidente di Unifarm «abbiamo una fedeltà media del 70-80%. I nostri farmacisti sanno che affidarsi a pochi fornitori selezionati significa ricevere in cambio servizi di qualità. E noi ripaghiamo anche garantendo le stesse condizioni a tutte le farmacie, grandi o piccole». Piena convergenza tra sardi e trentini anche sulla lettura da dare all’operazione: «Per le aziende distributrici dei farmacisti» osserva Pilia «le aggregazioni sono l’unico strumento con cui affrontare il calo dei fatturati e competere con le multinazionali: aumentano le economie di scala, cresce la massa critica. Credo che nel prossimo futuro assisteremo ad altre operazioni di questo genere». «Questa acquisizione» aggiunge Zanini «dimostra che le società dei farmacisti possono crescere e avere successo senza rinnegare i loro valori e la loro storia fatta di solidarietà tra le farmacie. Si può essere grandi e stare sul mercato senza rinunciare all’alta fedeltà delle farmacie».
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