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Politica e Sanità

14 Giugno 2012

Ceis: spesa sanitaria 2011, il gap con la Ue sale a -26%


Non solo la spesa sanitaria, al netto della variazione dei prezzi, registra una flessione, in atto già da qualche anno, ma ha fatto segnare un progressivo aumento il gap con gli altri paesi Ue, come Francia e Germania, con un passaggio dal -16,9% del ’90 al 26,1% del 2011. Questo il quadro che emerge dall’VIII Rapporto Sanità del Ceis Tor Vergata, presentato ieri a Roma. Secondo i dati, il finanziamento del Ssn nell''ultimo quinquiennio è cresciuto in termini nominali, ma con tassi via via inferiori. E depurando il dato dalla variazione dei prezzi, si registra un decremento in termini reali nel 2008 (-0,9%) e nel 2010 (-0,6%). Se, invece, si guardano i valori di spesa, il gap rispetto all''Europa è evidente: -26,1% (-16,9% nel 1990) rispetto agli altri paesi come Belgio, Germania, Francia, Lussemburgo e Paesi Bassi. Ma le cattive notizie non finiscono qui: il rapporto contiene anche una simulazione sugli effetti per i bilanci delle famiglie dell''introduzione dei nuovi ticket previsti dalle manovre governative degli ultimi anni. Ipotizzando un inasprimento del ticket, posto prudenzialmente a 2 miliardi di euro (45% a carico dei farmaci, 45% specialistica, 10% pronto soccorso), il risultato, secondo il Ceis, è che circa 42mila famiglie si impoveriranno per pagare le spese mediche. Un valore, questo, che potrebbe però scendere a 7.500 con un''applicazione progressiva del ticket, a partire da un inasprimento del 5% per le famiglie più povere sino al 30% per le più ricche. Intanto, da Federico Spandonaro, responsabile del Rapporto, arriva un monito sulla spending review, che in sé non ha «nulla di sbagliato, ma i margini di azione in sanità sono davvero limitati, a meno che non si decida di tagliare i servizi, aumentare ulteriormente i ticket o portare fuori dal Ssn l''assistenza farmaceutica o la specialistica». C’è poi un’altra questione: «Se i soldi che si recuperano rimangono in sanità, potremo tenere questo sistema, se invece andranno ad altri settori la sanità dovrà necessariamente limitare i propri obiettivi».

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