Politica e Sanità
12 Luglio 2012«Per poter continuare a garantire il servizio alla collettività, le farmacie saranno costrette a tagliare drasticamente i costi di gestione e questo avrà inevitabilmente pesanti ripercussioni sui livelli occupazionali che non potranno più essere mantenuti ai livelli attuali». A ribadirlo una nota di Federfarma, dopo un incontro svoltosi nella mattinata di ieri con i rappresentanti delle Organizzazioni sindacali nazionali di settore, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs-Uil. L’associazione dei titolari parla di 20.000 posti di lavoro a rischio, un numero che sembra eccessivo a Heriberto Arrigoni, presidente del Conasfa, la Federazione delle associazioni dei farmacisti non titolari. «I tagli decisi dal Governo» spiega Arrigoni «non determinano una riduzione dei carichi di lavoro bensì del valore delle ricette, perciò non può calare il numero dei farmacisti. Oltretutto non capiamo come possa essere calcolato il numero di 20.000 posti di lavoro». Il Conasfa, peraltro, non nega le difficoltà del momento «la situazione è critica» dice il presidente «ed è più che mai urgente una riforma del sistema di remunerazione che preveda il pagamento della prestazione professionale». Secondo i non titolari si dovrebbe legare la presenza dei farmacisti nelle farmacie al tipo di lavoro effettuato (volume di ricette e dispensazione di farmaci), un sistema di questo tipo tutelerebbe di più i collaboratori. In più Conasfa auspica la conversione in legge del decreto Cresci Italia con l’apertura prevista di nuove sedi «in questo modo» sottolinea Arrigoni «si aprirebbero nuove opportunità per i farmacisti non titolari. Per questo sono discutibili i molti ricorsi da parte dei titolari che rappresentano un freno alle nuove aperture». In chiusura anche dai non titolari un appello all’unità della categoria «fondamentale visto la difficoltà del momento. Da questo punto di vista è apprezzabile l’idea della Fofi che ha coinvolto tutte le associazioni di categoria a un tavolo per discutere di professione. Sarebbe auspicabile» conclude il presidente del Conasfa che anche il Governo facesse lo stesso per definire la nuova remunerazione»
Marco Malagutti
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