Politica e Sanità
29 Ottobre 2012A livello mondiale le imprese italiane che producono principi attivi e intermedi per l''industria farmaceutica sono state a lungo leader del settore, ma da qualche anno hanno dovuto cedere il primato all''India, che ha occupato quote di mercato sempre più ampie grazie ad «una concorrenza ad armi diseguali». È quanto ha rilevato Aschimfarma (l''associazione che riunisce queste aziende) giovedì scorso 25 ottobre a Roma all’apertura del suo forum “Semplificare per competere, competere per crescere”. Mentre le aziende del nostro Paese producono seguendo le norme di buona fabbricazione (gmp), secondo Aschimfarma l''India e altri Paesi orientali (come la Cina) invece non lo fanno, riducendo così i costi di circa il 25%-30% rispetto alle imprese italiane. «Da oltre un anno» rileva Gian Mario Baccalini, presidente di Aschimfarma «chiediamo che vengano effettuate ispezioni obbligatorie ai siti produttivi di aziende extra-europee da parte delle autorità regolatorie. Solo l''implementazione di accordi di mutuo riconoscimento tra le autorità regolatorie può rendere fattibili le ispezioni obbligatorie». Si tratta di un settore fortemente regolato, aggiunge Fabrizio Onida, docente di Economia e commercio internazionali all''università Bocconi di Milano «ritardi e incertezze pesano sui costi operativi e sulla competitività assai più del costo del lavoro, che incide meno del 20% sul valore finale dei prodotti. Perciò sarebbero auspicabili un governo delle regole e un comportamento della burocrazia non ostili alle logiche di impresa».
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