Politica e Sanità
08 Novembre 2012Una ricerca inglese parla chiaro: lo stress tra chi lavora in farmacia, a ogni livello, produce rallentamenti, malcontento sul posto di lavoro ed errori, potenzialmente molto gravi. Più del 90% del personale impiegato nelle farmacie britanniche ha commesso, nell’anno passato, almeno un errore nel dispensare un farmaco. I “community pharmacist” (sia direttori di filiale che no) hanno commesso una media di 4 errori di questo genere nei passati 12 mesi, ma la cifra può essere più preoccupante ancora, se si pensa che ben uno su 20 dei 750 partecipanti al sondaggio hanno addirittura ammesso 10 errori. Questo è certamente uno dei risultati più rilevanti della C+ D Salary Survey 2012, un’inchiesta che annualmente verifica le condizioni lavorative e remunerative dei farmacisti inglesi. Gli errori, infatti, non solo mettono a rischio la salute del paziente e procurano un danno economico alla farmacia, ma evidenziano anche un’incapacità strutturale da parte di molti esercizi di far fronte a una crescita della domanda di farmaci, che sottopone i farmacisti stessi a super-lavoro e stress. Se la presidente della Federazione Farmacie Indipendenti Claire Ward descrive questa situazione come “molto preoccupante”, la PDA (Pharmacists'' Defence Association) denuncia, sempre sulla base della survey, che la percezione dello stress, vero e proprio “cancro della professione", non ha fatto che crescere negli ultimi anni, divenendo un fattore sempre più preoccupante per l’intera categoria. Le principali cause? Secondo gli intervistati, oltre alla crescita della domanda di farmaci, sicuramente il sensibile aumento della burocrazia e del lavoro d’ufficio, ma anche la necessità di rispondere in maniera adeguata alle pressioni dei superiori, senza tradire le aspettative dei clienti.
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