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Politica e Sanità

21 Novembre 2012

Dipendenze, proposta presa in carico in farmacie e studi medici


Un modello di cura della tossicodipendenza organizzato in diversi livelli a seconda della severità della patologia e del grado di controllo del paziente, che preveda nella fase di mantenimento la presa in carico da parte del territorio delle situazioni meno complesse, attraverso le farmacie e i medici di famiglia, così da garantire capillarità al servizio assistenziale, un migliore reinserimento sociale del paziente, ma anche una maggiore specializzazione dei Sert, i Servizi per le tossicodipendenze. È questa la proposta che è stata lanciata da Federserd (Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze), Sitd (Società italiana tossicodipendenze), Federfarma e Simg (Società italiana di medicina generale), in occasione del convegno “Possibili percorsi e scenari di cura nell’ambito delle dipendenze”, promosso al Senato da fondazione Charta e Associazione parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione. Un modello misto, si legge nel comunicato stampa, «applicato da molti anni in diverse nazioni, tra le quali Stati Uniti, Australia, Francia e Germania», che affonda le proprie ragioni in un mutato contesto della tossicodipendenza: nel giro di vent’anni, infatti, «si sono moltiplicate le forme di addiction, è mutato l’identikit dei pazienti affetti da dipendenza da eroina - con il 51% di essi che ha un lavoro a tempo pieno, un lavoro part-time o è studente, il 44% che è laureato o diplomato e il 26% che ha almeno un figlio -, mentre la richiesta di cura e recupero delle persone dipendenti da sostanze non è stata accompagnata da un adeguato incremento delle risorse a disposizione delle strutture sociosanitarie dedicate, tanto che dal 1997 si è registrato un aumento dell’1,1% del personale operante nei Sert, a cui si è  contrapposto un aumento del 26,1% dell’utenza». La proposta prevede quindi la gestione dei pazienti in cura con metadone liquido in carico ai Sert, mentre per quelli «in terapia con buprenorfina/naloxone la possibilità di usufruire di un setting misto, in base al quale coloro che controllano meglio la propria dipendenza potrebbero continuare a essere accolti dai SerT per essere poi gestiti dal medico di famiglia, e usufruire della possibilità di ritirare i farmaci di cui hanno bisogno presso le farmacie». «Siamo pronti a fare la nostra parte» ha detto Annarosa Racca, presidente di Federfarma «mettendo a disposizione della collettività la capillarità delle farmacie e il loro collegamento in rete. Le farmacie sono un presidio del Sistema sanitario nazionale pronto a impegnarsi in progetti concreti di assistenza al tossicodipendente, definiti a livello locale, in sinergia con gli altri operatori, in linea con quanto sperimentato con successo in altri Paesi europei».

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