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Politica e Sanità

07 Gennaio 2013

In ricordo di Rita Levi Montalcini


Il 2012 si è concluso con la perdita di una delle menti più fulgide e illuminate della scienza italiana. Rita Levi Montalcini è stata un esempio per intere generazioni di cosa significhi passione per la ricerca biomedica. Nomi come il suo e quello di Renato Dulbecco, scomparso lo scorso febbraio, hanno scritto pagine di storia della medicina, inducendo molti ragazzi a intraprendere percorsi di studio che avessero come obiettivo quello di incrementare le conoscenze al fine di migliorare la salute delle persone. Rita Levi Montalcini, però, era anche molto altro. Dotata di grande passione civica non ha mai mancato di dare il suo appoggio a battaglie di libertà e giustizia sociale. Divenne Senatrice a vita a 92 anni e si dichiarò subito più felice di questo riconoscimento che del Nobel vinto nel 1986 per le scoperte sul Fattore di crescita nervoso (Ngf). Da giovane, aveva dovuto lasciare l’Italia per le leggi razziali. Mai, però, abbandonò la ricerca, anche in situazioni di enorme precarietà. Conosceva bene il valore della vita ed era una grande combattente. Chi scrive ha avuto modo di conoscerla nei giorni caldi della fiducia al Governo Prodi, maggio 2006. In Senato c’era chi la sbeffeggiava e con grande insolenza le offriva in aiuto delle stampelle. Non ne aveva bisogno. Ogni volta che si trovava a parlare lei si alzava in piedi e a gran voce declamava il suo pensiero. Parlammo privatamente proprio della difficile situazione politica e mi dichiarò con fermezza che non si sarebbe fatta intimorire da nessuno e che lei il sostegno, a Prodi, non l’avrebbe fatto mancare. Poi incominciò l''intervento pubblico all’insegna delle sue parole d’ordine di sempre: giovani e ricerca.
Amava Bertrand Russell, in particolare queste parole in cui si riconosceva appieno e che per noi rappresentano il suo più meritato epitaffio: “Tre passioni semplici ma irresistibili hanno governato la mia vita: la ricerca della conoscenza, la sete d’amore e una struggente compassione per le sofferenze dell’umanità”.

Nicola Miglino

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