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Politica e Sanità

08 Gennaio 2013

Liberalizzazione orari di apertura, una sentenza fa il punto


«Nessun settore di attività può considerarsi, secondo i principi di derivazione europea, completamente al di fuori dell’applicazione delle norme che tutelano la concorrenza» è quanto sottolinea un articolo pubblicato sul sito IusFarma.it firmato dall’avvocato Francesco Cavallaro. L’articolo prende spunto dalla recente sentenza con la quale la Corte Costituzionale ha stabilito che la piena liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura delle attività commerciali è conforme ai principi costituzionali, in quanto la tutela della concorrenza rientra nella competenza legislativa dello Stato. Una decisione che, secondo l’articolo, pur non riguardandole direttamente, ricade anche sulle farmacie, ed è conforme alla nozione comunitaria della concorrenza e alla convinzione che l’ampliamento dell’area di libera scelta dei cittadini e delle imprese favorisca lo sviluppo economico generale. «Si tratta della promozione della concorrenza» spiega l’avvocato Cavallaro «che costituisce una delle leve della politica economica statale e, pertanto, non può essere intesa soltanto in senso statico, come garanzia di interventi  di regolazione e di ripristino di un equilibrio perduto, ma anche in una accezione dinamica che giustifica misure pubbliche volte a ridurre squilibri, a favorire le condizioni di un sufficiente sviluppo del mercato o a instaurare assetti concorrenziali». E sul fronte del mercato pienamente concorrenziale evocato dall’articolo alla fine ben poco è stato fatto dal governo Monti, come sottolinea un articolo pubblicato sul Mondo. «Ci doveva essere un aumento del numero di esercizi, intorno a 4-5 mila nuove unità. Invece è tutto come prima» sottolinea l’articolo. «Sette Regioni hanno aperto i bandi di gara (Piemonte, Toscana, Liguria, Lombardia, Veneto, Lazio e Abruzzo), la metà delle farmacie ipotizzate e soltanto Veneto, Lazio e Toscana potrebbero concludere qualcosa entro il 2013». Non solo, continua l’articolo «il delisting dei farmaci di fascia C ha riguardato soltanto pochi farmaci e di secondaria importanza».

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