Politica e Sanità
12 Febbraio 2013«Non pretendo di guadagnare ma di sopravvivere» è l’appello che Alberto Lattuneddu, vicepresidente di Federfarma Forlì-Cesena, rivolge alle istituzioni regionali, a proposito della crisi che in maniera sempre più consistente sta investendo il “sistema farmacia”. Il farmacista romagnolo descrive un quadro di grande precarietà per la farmacia, dove a farne le spese non sono solo i clienti. «È sempre più frequente il caso di clienti che chiedono di pagare a fine mese e noi cerchiamo di venire incontro facendo credito. Ma l’aspetto eclatante» sottolinea «è che il problema non riguarda l’extrafarmaco ma il farmaco e che a chiedere aiuto sono clienti anziani soprattutto nei contesti, come quelli dove si trova la mia farmacia, con possibilità di spesa medio-bassa». Una situazione pesante ancora non adeguatamente percepita dalle istituzioni regionali che, accusa il titolare romagnolo, continuano a puntare sulla distribuzione diretta benché sia dannosa sia per le farmacie sia per i distributori. «Noi abbiamo avuto una riduzione del fatturato mutualistico del 28%, ma ci sono situazioni dove si sono toccate punte del 60%» spiega Lattuneddu. Una situazione che è più grave quanto maggiore la farmacia dipende dal fatturato mutualistico «il risultato è che sono sempre di più le situazioni di forte debito verso il sistema creditizio e verso i fornitori» continua. «A fronte di una situazione di questo tipo, la politica regionale» accusa il vicepresidente di Federfarma Forlì-Cesena «continua scelleratamente a ricorrere alla diretta come arma per diminuire la spesa, quando si susseguono studi che dimostrano come il risparmio non sia reale. A mali estremi, estremi rimedi, sottolinea il titolare romagnolo, secondo il quale se non si interviene al più presto si dovrà «fare ricorso a licenziamenti dei dipendenti. Benché nell’immaginario collettivo il farmacista sia un privilegiato benestante, come i notai» continua «la farmacia è a tutti gli effetti un’impresa con il rischio che ne consegue, visto che sempre più farmacie sono costrette a chiudere i battenti». Una situazione urgente a cui la Regione deve dare risposta, anche perché, aggiunge in conclusione Lattuneddu «non è pensabile un servizio farmaceutico diverso da Regione a Regione. Che senso ha la farmacia dei servizi quando è soltanto uno spostamento di costi dal pubblico al privato?» conclude amaramente il titolare romagnolo.
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