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Politica e Sanità

25 Marzo 2013

Enpaf, Ordini regionali d’accordo: il problema c’è ma la soluzione non è semplice


«Il malcontento c’era prima, ma il lavoro non mancava, ora la crisi colpisce e inasprisce. Si lamentano quelli che versano solo il contributo di solidarietà, pensi a coloro che, solo perché nati prima, non hanno questa possibilità e devono versare somme ben più alte, anche se a volte ridotte e sono privi di lavoro quanto siano adirati». È solo uno dei commenti pubblicati sul forum di Farmacista33 dopo le dichiarazioni rilasciate dal presidente dell’Enpaf Emilio Croce, a proposito delle polemiche sul contributo fisso di solidarietà che i giovani farmacisti devono versare all’Enpaf nonché sulla quota obbligatoria per i farmacisti disoccupati. Anche gli altri commenti hanno un tenore simile e invocano delle modifiche all’attuale regolamento dell’Ente pensionistico. Farmacista33 ha interpellato alcuni presidenti di Ordine sparsi sul territorio per avere il polso della situazione nelle diverse realtà. Da Genova a Torino fino a Napoli il problema è noto ma ha diverse sfaccettature.
«Ci sono grossi problemi occupazionali che inevitabilmente si ripercuotono sul discorso previdenziale» spiega Felice Ribaldone, presidente dell’Ordine genovese. «Ci sono colleghi che dopo 50 anni perdono il lavoro, per i quali è particolarmente difficile ritrovarlo. Una situazione che non è destinata a migliorare visto che i laureati in farmacia non calano. Stando così le cose anche il quadro previdenziale è molto complicato. Ci vorrebbe una modifica alla base con il passaggio a una forma contributiva, ma come evidenziato dal presidente Croce» continua Ribaldone «non è così semplice. Lo stesso contributo di solidarietà è una forma temporanea che si dovrà inquadrare all’interno di una riforma complessiva del sistema in base alla quale l’Ente tutela titolari e affini e non chi ha già la tutela dell’Inps. Ma si tratta di una riforma di non facile attuazione e che richiede la condivisione della categoria» conclude. «Personalmente non percepisco un così forte risentimento» spiega dal canto suo il delegato Regionale Fofi del Piemonte Mario Giaccone «ma forse perché la situazione occupazionale piemontese non è così drammatica come in altre Regioni. E le due questioni sono strettamente legate. Ciò premesso» continua il rappresentante dell’Ordine piemontese «quello della cassa pensionistica è sicuramente un argomento da affrontare con modifiche. Va detto a titolo di merito che l’Ente è stato risanato e, inoltre, ci sono limitazioni a livello normativo che rendono la situazione ancora più complessa». Le riforme sono necessarie, perciò secondo Giaccone ma «è più complicato di quanto si pensi trovare riforme che diano soddisfazione a tutti». Sul fronte campano la situazione è decisamente più pesante, come conferma il presidente dell’Ordine Vincenzo Santagada. «Nel Consiglio di settimana prossima discuteremo di aspetti legati alla previdenza» spiega «ma è un problema che va al di fuori dell’Ordine dei farmacisti e che ha risvolti normativi complessi. Da noi la problematica è particolarmente sentita perché l’impatto della crisi occupazionale è più forte che mai e che, nonostante questo, ogni anno le Università “sfornano” 400 nuovi colleghi. In una situaizone di precarietà lavorativa come quella napoletana» continua Santagada «è chiaro che anche l’Enpaf influisce. Come presidente di Ordine spero che si possa trovare una soluzione che va cercata a livello politico. E non mi riferisco solo alla politica di categoria. Se c’è uno stallo a livello normativo, infatti, è spesso più in alto, a livello dei ministeri competenti». 

Marco Malagutti

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