Politica e Sanità
17 Aprile 2013Per il farmacista è arrivato il momento di riprendere il suo ruolo di professionista integrato a pieno titolo nel sistema sanitario. Lo sottolinea Carlo Ranaudo, docente di analisi di mercato presso la facoltà di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli, commentando per Farmacista33 le ultime notizie sui dati di mercato che vedono il canale farmacia sempre più in sofferenza. Con un’eccezione: integratori, erbe e alimenti funzionali che con i loro dati positivi sostengono il settore. Di seguito l’analisi dell’esperto:
Il Ssn sta lasciando la farmacia. Purtroppo non è una battuta ma è una drammatica realtà. È calata la spesa farmaceutica netta in farmacia del 9,6% nei primi 9 mesi del 2012 secondo i dati ufficiali resi noti dall’Aifa con il rapporto Osmed. La compartecipazione del cittadino aumenta del 7,8% e in un momento di grande crisi economica non è certo insignificante. Aumenta la spesa di Asl ed Ospedali dell’8,7%. I nuovi farmaci è ormai chiaro,entreranno tutti o quasi nel canale ospedaliero e pubblico e quando andrà bene il farmacista dovrà accontentarsi della Dpc. Sembra una sentenza di un tribunale più che una programmazione della spesa sanitaria farmaceutica bene essenziale del cittadino. Che cosa fare? Analizzando il mercato qualche elemento di riflessione compare. Il famoso 70/30 ( 70% Ssn - 30% commerciale) sarà tra poco un lontano ricordo. Il paziente ormai sta cominciando sempre più a pagare ma è anche vero che vuole anche contare di più altrimenti non si spiegherebbe il dato in netta controtendenza del mercato degli integratori (141 milioni di confezioni per 1.915 mil € e soprattutto un segno positivo +3% 2012vs 2011). L’età media si alza, il paziente vuol stare bene, le grandi malattie di massa (ipertensione malattie infettive diabete…. ) sono più o meno controllate con i farmaci tradizionali, ma il cittadino non vuole aspettare di ammalarsi per poi curarsi. E il farmacista che può fare? È forse arrivato il momento in cui riprendere il suo ruolo di professionista integrato a pieno titolo nel sistema sanitario italiano. Questo è il vero cambio culturale, non c’è più il farmacista passivo del famoso rapporto 70/30 in cui l’atto principale e a volte quasi esclusivo era la spedizione di una ricetta voluta da altri con un atto di pura e semplice dispensazione. Recuperare il ruolo che gli compete per studi e cultura, recuperare il ruolo della Farmacia come “front office” della sanità per il cittadino, senza scavalcare il medico ma riappropriandosi di una professionalità che può e deve avere e che troppo spesso è stato sacrificata alla regola del 70/30. Il mercato oggi ci dice questo e saper interpretare i segnali può essere la vera ricetta del domani.
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