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Politica e Sanità

24 Aprile 2013

Pianta organica, sedi soprannumerarie in molti Comuni


È sempre più frequente che il progressivo e costante calo della popolazione residente in certi Comuni, rispetto al 31 dicembre 2010, abbia fatto venir meno la proporzione di legge tra numero di farmacie e popolazione. Lo sostengono i consulenti legali di Iusfarma.it che fanno notare come in molti casi non ci siano più i numeri che nella primavera del 2011, con riferimento ai dati del 31 dicembre 2010, avevano consentito l’istituzione delle nuove sedi farmaceutiche che ora sono state inserite nei concorsi straordinari banditi dalle diverse regioni. Il fenomeno, spiegano gli avvocati, è frutto principalmente del censimento dell’ottobre 2011 che, in parecchi Comuni, ha dato un bilancio quantitativo assai diverso e in diminuzione rispetto ai dati dell’anagrafe poiché questi sono stati valutati al netto di chi non risultava realmente residente. Dunque, ora sono molti i Comuni in cui non ci sono più le condizioni che avevano legittimato l’istituzione di nuove sedi, soprattutto quando questa era avvenuta utilizzando il resto di popolazione superiore al 50% del parametro di legge. Ora andrebbe verificato se il venir meno della popolazione che ha legittimato l’istituzione della sede debba determinarne la soppressione, o se è un assetto intangibile. In sede di revisione della pianta organica, la sede farmaceutica che risulti soprannumeraria andrebbe soppressa, ma per le difficoltà che questa situazione comporterebbe, il suggerimento dei legali è di sfruttare l’attuale finestra di soluzione, vale a dire «prima che la sede farmaceutica soprannumeraria venga assegnata a mezzo del concorso straordinario». Dunque, bisognerebbe insistere con i Comuni interessati affinché la revisione venga fatta al più presto, dal momento che,  per essere tempestivi, andava operata entro il 31 dicembre 2012, e soprattutto perché,  concludono gli esperti, gli stessi Comuni da una parte non sono incentivati a farlo, perché non hanno nuove sedi da istituire, e dall’altra non hanno l’abitudine a disporre essi stessi tale revisione, come invece il decreto Monti stabilisce.

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