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Politica e Sanità

04 Giugno 2013

Cresci Italia, Assofarm e Mnlf ne denunciano i limiti


La liberalizzazione del sistema farmaceutico disegnata dal Cresci Italia è «inevitabilmente superficiale e ricca di iniquità» e «caratterizzato da una fragilità giuridica che ben si presta a ricorsi legali». Apre così la sua riflessione Vincenzo Schito, vicepresidente Assofarm, sull’ordinanza del Tar del Veneto che, ricorda «ha dichiarato rilevante e non manifestamente infondato un conflitto di interessi in capo ai sindaci, che da una parte possono scegliere l’ubicazione delle nuove farmacie, e dall’altra sono essi stessi proprietari di farmacie». Secondo la sua analisi, che «non entra nel merito del ricorso ma di ciò che questa azione rivela sul metodo e sul modo di intendere la farmacia», si tratta di «un lavoro frettoloso e pasticciato». E aggiunge: «Da un lato c’era un sistema, quello della farmacia italiana, che da decenni era arroccato in conservatorismi e rendite di posizione. Dall’altro, quello del Governo Monti, la volontà di cambiare quasi tutto attraverso un articolo di legge che semplicemente abrogava alcuni capisaldi del sistema farmaceutico italiano». Ma così come è posta, prosegue Schito, la liberalizzazione è superficiale, iniqua, e «la sospensione del diritto di prelazione dei sindaci ne è un buon esempio», ed esposta a ricorsi legali, «come, infatti, sembra accadere». E se verrà dichiarata l’incostituzionalità delle norme, conclude Schito, «si rischia di aver illuso ancora una volta tanti giovani farmacisti che pensavano di aver raggiunto il traguardo di una propria farmacia». Per motivi diversi, anche il Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf) critica la decisione del Tribunale amministrativo in cui legge una «strategia messa in campo per annullare le liberalizzazioni inizia a dare i propri frutti» e «l''accoglimento dei dubbi di costituzionalità da parte del Tar Veneto avrà come effetto immediato il blocco dei concorsi in tutte le regioni. Un ritardo che va ad aggiungersi a quello già accumulato dalle stesse amministrazioni regionali: dopo 16 mesi nessuna nuova farmacia aperta».

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