Politica e Sanità

03 Settembre 2013

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«L'Italia non è il Canada, le cure all'anziano vanno potenziate ma l'asse su cui contare non è quello medico-farmacista, ma quello medico-infermiere». Antonio Panti presidente dell'Ordine dei Medici di Firenze commenta così le nuove disposizioni nelle Province canadesi che consentono ai farmacisti di prescrivere farmaci ed esami diagnostici. Nel 2007 la Canadian medical association aveva detto no ma adesso apre a beneficio dei pazienti polipatologici:troppe prescrizioni affastellate creano ricoveri e incidenti da evitare. Analogo problema è stato segnalato in Italia dalla recente indagine dell'Agenzia del farmaco che calcola in decine di migliaia gli over 65 anni a rischio di sanguinamento, aritmie ed altri eventi avversi da cure inappropriate. Imitare il Canada?«E' vero che la legge sulla farmacia dei servizi fa del farmacista la 'portaerei' dell'assistenza domiciliare, ma l'assistenza è sempre avviata dal generalista e organizzata dall'infermiere; è quest'ultimo il partner dei mmg nel verificare le cure», osserva Panti. «Anni fa la medicina generale italiana bocciò l'ipotesi di dare al farmacista compiti sul percorso di diagnosi e cura per il timore non irragionevole che l'accesso diretto in farmacia avrebbe potuto incrementare le spese del Ssn e perché già i medici di famiglia si scambiavano informazioni sui pazienti complessi. Oggi lo fanno nelle aggregazioni funzionali, dove si fa affidamento sull'infermiere per verificare l'aderenza del paziente alle terapie ed eventuali ostacoli, e se c'è questo non serve un secondo prescrittore. Il Canada è grande e per creare un circuito di cura efficace evidentemente vede nel farmacista il terzo attore».