Politica e Sanità
24 Settembre 2013Un Piano di azione nazionale per fermare il crescente fenomeno di vendita e consumo delle smart drug, sostanze “furbe” in quanto “nascoste” in pastiglie e prodotti con nomi apparentemente innocui.. È questo l’obiettivo dell’iniziativa, realizzato dal Dipartimento delle politiche antidroga (Dpa) in collaborazione con il ministero della Salute che ha avuto il patrocinio delle Nazioni unite e di dieci società scientifiche, presentato ieri a Palazzo Chigi dal ministro Beatrice Lorenzin assieme a Giovanni Serpelloni, capo del Dpa. Il programma sarà presentato in maniera itinerante in 10 città italiane, a cominciare dalla prima tappa di oggi a Roma con il primo corso di aggiornamento tecnico scientifico, presso l''Università Cattolica e che proseguirà presso altrettanti centri collaborativi del Sistema Nazionale di Allerta Precoce. Gli incontri riguarderanno gli operatori dei servizi per le tossicodipendenze, il personale di laboratorio, quello delle unità di emergenza-urgenza, fino al personale delle Forze dell''ordine e a quello della magistratura. L’Obiettivo è di far conoscere e diffondere le nuove strategie nazionali per affrontare il fenomeno su sollecitazione della Commissione europea. Le sostanze che vanno dalla cannabis sintetica alle fenetilamine, dai catinoni sintetici alle triptamine, vengono vendute con nomi ingannevoli come “Spice”, “bath salts”, “Ivory wave” ma hanno «effetti enormi e devastanti sulla salute, in particolare dei giovani» ha sottolineato il ministro Lorenzin. Secondo il ministro, infatti, «è una priorità per il paese vigilare su quella degli adolescenti e dei giovani, affinché possano avere un futuro senza pesi». Tuttavia l’Italia si difende bene, stando a quanto riportato da Serpelloni, poiché, nonostante il mercato sia in fortissima crescita e di difficile controllo, «il nostro paese è al penultimo posto per i consumi, in una classifica che vede in testa l''Irlanda, la Polonia e l''Estonia». L''Italia ha aggiunto Serpelloni, può vantare tempi record per la registrazione delle nuove sostanze: 4-5 mesi contro i quasi 2 anni degli altri paesi europei.
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