Politica e Sanità

03 Ottobre 2013

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La perdita media presunta derivante dalla liberalizzazione della fascia C per ogni farmacia si attesterebbe intorno ai 15-20 euro al giorno. Dopo l’analisi di Marcello Tarabusi e Giovanni Trombetta, commercialisti dello studio Guandalini, che hanno calcolato il peso reale della fascia C sulla marginalità delle farmacie (cfr. Farmacista33 - 1 ottobre), si è scatenata una guerra sui numeri: prima l’intervista di Giuseppe Scioscia, presidente della Federazione nazionale parafarmacie italiane, che ha contestato le cifre (cfr. Farmacista33 - 2 ottobre) e ora anche il Movimento nazionale liberi farmacisti che replica: «Pur non conoscendo nei dettagli il lavoro dei commercialisti, riteniamo doveroso segnalare che qualsiasi studio sui reali effetti di una liberalizzazione di questo comparto di farmaci deve essere obbligatoriamente contestualizzato alle dimensioni del mercato che si verrebbe a creare. Vale a dire, a quanta parte del mercato in questione verrebbe eroso dalle parafarmacie». L’unico modo per poter fare previsioni è valutare l’impatto della liberalizzazione dove già avvenuta: «A tutt''oggi l''unico parametro oggettivo è quello riferito alla liberalizzazione dei farmaci d''automedicazione: i nuovi esercizi (parafarmacie e Gdo) che possono distribuire questo tipo di medicinali hanno occupato, dopo circa sei anni, il 10% del mercato». Da qui la stima: «Se lo stesso dovesse accadere per i farmaci di fascia C, la perdita media presunta per ogni farmacia si attesterebbe intorno ai 15-20 euro al giorno. Naturalmente tutto ciò con le dovute differenze dimensionali di ogni singola farmacia».