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Politica e Sanità

29 Ottobre 2013

L’industria teme tagli da Regioni e si appella alla Lombardia


Farmindustria chiede alla Lombardia di intercedere con le regioni affinché al tavolo con il governo non riemergano i tagli alla spesa farmaceutica (220 milioni l’anno per tre anni) proposti nella bozza di legge finanziaria e poi cassati. C’è il rischio che le regioni decidano di risparmiare imponendo nuovi tetti sugli esborsi per i farmaci, e le 200 aziende attive in Italia non reggerebbero il colpo. Il prezzo più alto lo pagherebbe la Lombardia, come ventila il vicepresidente Farmindustria Lucia Aleotti al governatore lombardo Roberto Maroni in un incontro pubblico in sede Roche. «E’ la regione con più peso nel settore, vi sorge il 50% delle aziende italiane e lavorano 30 mila addetti su 64 mila nazionali. Ci sono grandi segnali di rischio, tra il 2007 e il 2011 sono stati scaricati sul settore 11 miliardi di oneri per esigenze di finanza pubblica. Siamo l’unico comparto cui è stato riservato questo trattamento malgrado in 5 anni siamo cresciuti nell’export del 44 per cento. E abbiamo già perso 13 mila addetti». Nel prossimo biennio «l’esigenza di ripianare gli sforamenti dei tetti di spesa impostici dalle regioni ci imporrà un onere ulteriore di 4 miliardi. Fuori Italia si fa a gara per attrarre insediamenti produttivi per il farmaco, regioni come la Lombardia devono diventare i nostri avvocati nel Ssn per costruire un contesto più favorevole. Non chiediamo incentivi né sconti ma un contesto non ostile e di stabilità». L’alternativa è l’uscita di produttori dall’Italia. Maroni incontra in questi giorni i leader del settore in vista del Patto per la salute. «In conferenza –ammette - la nostra regione è avversata: siamo quelli che spendono meno, ma non siamo ancora riferimento per i costi delle prestazioni. Abbiamo azzerato l''Iva alle start-up appena partite, ed entro il 2018 contiamo di accrescere fino al 3% (dall’attuale 1,5 ndr) il peso della spesa pubblica per ricerca sul Pil, tre volte l’Italia». Fare della Lombardia un''area privilegiata, tax-free? «Dobbiamo attirare gli imprenditori dall’estero. Il sistema pubblico tratta chi fa impresa con diffidenza, seppellendolo di carte, noi vogliamo capovolgere il contesto: niente burocrazia prima, controlli dopo».

Mauro Miserendino

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