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Politica e Sanità

31 Ottobre 2013

Toscana, sempre più farmacie a rischio default. Nocentini: situazione complicata da politica regionale


Il 10% delle farmacie toscane, un centinaio circa, a rischio default e 250 almeno in situazione pesantemente problematica. È sulla base di questi numeri che Marco Nocentini Mungai, presidente di Federfarma Toscana, ribadisce il fermo no dell’associazione alle iniziative di distribuzione diretta che si stanno diffondendo nella Regione e che l’assessore alla Sanita Luigi Marroni ha rivendicato come legittime in un’intervista a Farmacista33. Il riferimento è a Siena, dove è partita la sperimentazione di un servizio postale di recapito a domicilio dei farmaci e a Pisa, dove ha preso il via un servizio analogo con Farexpress come partner. Ma non sono le sole iniziative del genere in una Regione che, da tempo, spinge verso soluzioni di distribuzione diretta. «Queste iniziative non servono» sottolinea Nocentini Mungai «perché la spesa è già sotto controllo, perché non sono utili e soprattutto perché creano problemi alle farmacie, che rischiano di essere messe in seria difficoltà. Il senso, infatti, è quello di scavalcare le farmacie che sono già in una situazione finanziaria pesantissima. Basti pensare» dice il presidente dei titolari toscani «che ci sono state 10 richieste di concordato preventivo al Tribunale, delle quali siamo a conoscenza. Certo la colpa non è solo della distribuzione diretta, ma di sicuro queste iniziative non sono di aiuto». A turbare il sonno dei farmacisti toscani poi ci sono le Case della Salute, anche se in questo caso si tratta di «una preoccupazione prospettica» precisa. Ci sono vie di uscita a questo braccio di ferro con la Regione? «Il dialogo con l’assessore è continuo» dice Nocentini Mungai «ma sul fronte della distribuzione diretta non c’è dialogo. Anzi, le iniziative si intensificano. Non abbiamo intenzione di stare a guardare» conclude. «Per questo ci sono aperte impugnative al Tar, laddove possibile, ma stiamo anche seriamente valutando di intraprendere altre forme di protesta come per esempio la cessazione di servizi per le Asl, come i Cup».

Marco Malagutti

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