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Politica e Sanità

13 Novembre 2013

Usa, poca trasparenza su integratori. Servono norme più rigide


I test Dna effettuati sugli integratori a base di estratti vegetali venduti negli Stati Uniti hanno mostrato che nel 70% dei casi non contengono alcun principio attivo oppure sostanze diverse da quelle dichiarate, con rischi di effetti collaterali. Rimbalzati sulle pagine del New York Times, i risultati di uno studio condotto da ricercatori canadesi su 44 prodotti, distribuiti da 12 aziende diverse hanno destato scalpore. Secondo Fabio Firenzuoli, direttore del Centro per la medicina integrativa di Careggi (università di Firenze), «è un problema conosciuto e deriva da una serie di problemi, non solo legati alla eventuale leggerezza delle aziende. Studi simili sono stati già fatti anche da in Europa e pure da noi, tuttavia ciò che caratterizza lo studio di questi ricercatori canadesi è l''identificazione genetica delle piante, e questa taglia la testa al toro». Firenzuoli ritiene che gli integratori non debbano essere criminalizzati, ma che il fenomeno debba essere ben analizzato, per trovare gli errori, capire come si sono verificati e cercare le opportune strategie perché non si ripetano: «la normativa sugli integratori a mio giudizio dovrebbe essere più stringente sia sui controlli di ordine qualitativo sia sulla etichettatura, ma ricordiamo che si tratta di integratori, non di medicinali». Quest’ultimo appare come uno dei punti fondamentali e fraintesi: «gli integratori a base vegetale (in Italia ne abbiamo oltre 35.000) non possono avere una valenza medicinale, cioè curativa, pertanto i controlli richiesti non sono neppure quelli previsti per il medicinale. E non dovrebbero essere usati, come spesso accade, come medicinali, bensì, semmai, solo come integratori: cioè per integrare un’alimentazione carente in qualche sostanza, e non sostituti della stessa, oppure per mantenere certe funzioni fisiologiche dell''organismo, ma non curare una malattia». Un’attenzione particolare andrebbe riservata alla sicurezza. Firenzuoli ricorda il ruolo del sistema di fitovigilanza attivato presso l’Iss, che serve a registrare e analizzare tutte le sospette reazioni avverse a prodotti naturali, integratori compresi.

Renato Torlaschi

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