Politica e Sanità

20 Gennaio 2014

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Nelle Marche come in altre Regioni, c’è un forte accaparramento di farmaci per l’esportazione parallela che avviene soprattutto da parte di alcune strutture, società che acquistano dai produttori o dalle farmacie, o farmacie con autorizzazione all''ingrosso. Per alcune farmacie, magari con fatturati più bassi, può rappresentare una seconda entrata e il problema è che la crisi non fa che accentuare il fenomeno. La denuncia arriva da Pasquale D’Avella, presidente di Federfarma Marche: «Da noi, il fenomeno della carenza di farmaci, come in altre Regioni, è molto forte e può riguardare medicinali importanti. Di per sé l’esportazione parallela è una pratica legale e alle farmacie è stata riconosciuta questa possibilità dal Decreto Bersani. A volte può rappresentare una seconda entrata, soprattutto per presidi con fatturati bassi, e in questo senso la crisi non ha fatto che peggiorare le cose». Le vie sono varie: «oltre alle farmacie con l’autorizzazione all’ingrosso, ci sono i grossisti che possono acquistare medicinali dall’industria o dalle farmacie, con condizioni molto favorevoli. Ma al di là di tutto, l’effetto è che farmaci importanti non sono disponibili sul circuito regionale, con grandi penalizzazioni e difficoltà per i pazienti». Anche perché l’obbligo previsto dalla legge di reperire il farmaco e consegnarlo al paziente che ne fa richiesta entro 48 ore finisce in alcuni casi per essere disatteso: «Grossisti e produttori vanno in rottura di stock e non sono in grado di erogare il farmaco. Tra le possibili soluzioni ci può essere la limitazione dell’esportazione parallela o una revisione delle autorizzazioni. Certamente cogliamo con favore le notizie da ministero della Salute e Aifa sul dispositivo a cui si sta lavorando per arginare il fenomeno».

Francesca Giani