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Politica e Sanità

05 Marzo 2014

In aumento furti farmaci in ospedali, ma la domanda è estera


Con un importante aumento negli ultimi due anni, il fenomeno dei furti di farmaci negli ospedali ha fatto registrare, tra il 2006 e il 2013, 68 colpi di cui 51 solo nel 2013, per un totale di 18,7 milioni euro. «Il monitoraggio è ancora sottotraccia, ma Nas, Aifa e aziende farmaceutiche hanno il polso di quanto accade ed è auspicabile che nasca un coordinamento nazionale e sovranazionale per trovare una soluzione». Sono le parole di Marco Dugato, coautore dello studio "The theft of medicines from italian hospitals" pubblicato nei giorni scorsi dal centro Transcrime di Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, «con l’intento, dopo una prima diffusione a dicembre di risultati preliminari, di portare il fenomeno all’attenzione internazionale, dal momento che i furti vengono compiuti in Italia ma sono venduti in mercati esteri soprattutto dell’Est europeo». I farmaci scelti dai criminali sono tra i più costosi: antitumorali (32 casi su 68), immunosoppressori (13 casi), antireumatici (12) e biologici (10) e in alcuni casi anche l’Epo. Nella maggior parte dei casi sono medicinali di classe H interamente rimborsati dallo Stato, «motivo in più» dice Dugato «per pensare che la domanda arrivi dall''estero in paesi dove non c’è la copertura o dove il differenziale di prezzi rappresenta un vantaggio economico rilevante. Ma non è da escludere nemmeno l’ipotesi che i farmaci rubati, ripuliti tramite società registrate all’estero, possano rientrare nel mercato legale parallelo per essere esportati in paesi caratterizzati da più alti margini di profitto o per essere rivenduti di nuovo a grossisti e broker farmaceutici italiani». Dai dati, prosegue il ricercatore «emerge che i furti si concentrano in Campania e Puglia con il 45% dei casi, regioni in cui c’è una forte presenza di gruppi criminali organizzati e in cui la vicinanza con le coste dell’Est Europa è storicamente e una via di passaggio illegale di persone e merci». Ma si sono verificati anche 5 casi in Molise, 6 nel Lazio 5 in Lombardia e 3 in Friuli Venezia Giulia. «I dati raccolti finora sono liberamente reperibili dalle cronache dei media di informazione» conclude Dugato «ma serve un approfondimento anche su altri obiettivi sensibili, come il trasporto di farmaci e utilizzare altre fonti di informazioni, come statistiche amministrative ne dati di aziende farmaceutiche ed ospedaliere. Serve cioè una maggiore collaborazione pubblico-privato tra centri di ricerca, forze di polizia, autorità di sorveglianza e industria di settore».

Simona Zazzetta

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