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Politica e Sanità

11 Marzo 2014

Alma Laurea, meglio la laurea magistrale ma la stabilità economica scarseggia


Poca stabilità economica, pochi giovani che si iscrivono all’università e lavoro più accessibile per i laureati con laurea magistrale. È questo il quadro che emerge dal Rapporto di Alma Laurea presentato a Bologna su due campioni di laureati, nel 2012 e nel 2008. Notizie non del tutto confortanti, ma neanche sorprendenti per il presidente della Conferenza dei presidi della facoltà di Farmacia Ettore Novellino. «Le lauree magistrali della durata di cinque o sei anni sopravvissute, tra le quali farmacia, sono quelle di cui la società capisce chiaramente il significato» sottolinea Novellino, secondo il quale, perciò, non è strano che siano quelle che danno più sbocco lavorativo. «I problemi» continua «sono subentrati quando è scoppiata la babele delle lauree brevi e del 3+2 e si è passati da un centinaio di lauree a 5.300. Molte delle quali incomprensibili ai più. In questo senso» continua «all’epoca, come presidente della Conferenza dei presidi, ho difeso strenuamente che farmacia e Ctf mantenessero il loro nome, evitando i voli di fantasia». Anche il fronte della scarsa stabilità economica è ben noto ai farmacisti «anche se» spiega Novellino «all’inizio per il neo assunto in farmacia le cose non vanno poi così male rispetto alle medie rappresentate dal Alma Laurea. I problemi arrivano poi, perché di fatto per il farmacista è molto difficile la progressione di carriera e si può fare conto solo sugli scatti di anzianità». Il fatto che, infine, che solo il 30% dei giovani si iscriva all’Università, un tasso molto più basso rispetto ad altri Paesi europei, non va drammatizzato, secondo Novellino. «Esiste un fattore anagrafico e una concezione, che si è andata modificando nel tempo, in base alla quale nel passato la laurea fosse un fattore di avanzamento sociale. Il tutto a scapito delle professionalità intermedie. Ora è chiaro a tutti che la laurea non ha migliorato le condizioni di lavoro né quelle economiche. Ma non necessariamente è un fatto negativo» conclude.

Marco Malagutti

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