Politica e Sanità
19 Marzo 2014«Ulteriore precarietà». A questo potrebbe portare, secondo il Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf) il Jobs act del premier Renzi con il progetto di modifica dei contratti di lavoro e in particolare di quelli a tempo determinato. «Ridurre il costo del lavoro e incentivare le assunzioni è sicuramente la strada giusta per aumentare il numero di occupati» sottolinea la nota Mnlf, «ma farlo aumentando il livello di precarietà può essere un errore che ci porterebbe ben lontano da quella stabilità che anche l''Ue ci ha da tempo chiesto. Il numero massimo di rinnovi contrattuali nei tre anni previsti dal provvedimento del Governo debbono essere ridotti drasticamente per aumentare il livello stesso della durata dei contratti e dare una maggiore stabilità al lavoratore» continua la nota «poi si dovrebbe introdurre un forte meccanismo premiale a quelle aziende che trasformano questo tipo di rapporto in contratto a tempo indeterminato. Se così non sarà i contratti a tempo indeterminato crolleranno inesorabilmente, aumenterà la precarietà e, in un sistema creditizio come quello italiano, il futuro delle nuove generazioni sarà inevitabilmente ipotecato con costi sociali elevatissimi. Inoltre, aumentando il potere discrezionale delle aziende non aumenteranno i salari e di conseguenza la capacità di spesa dei lavoratori». L’analisi di Mnlf passa poi alla situazione delle farmacie che «utilizzano le varie tipologie contrattuali ai soli fini speculativi. In questo caso il ricorso continuo agli stage (tirocini formativi e di orientamento) ha limitato le altre tipologie di contratto e fatto aumentare la disoccupazione. Per questo motivo» conclude la nota «il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti chiede che tutti i laureati che hanno già nel proprio percorso formativo (come nel caso dei farmacisti) l''obbligo di seguire un tirocinio di sei mesi per laurearsi siano esclusi in automatico dagli stage post laurea.
Marco Malagutti
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