Politica e Sanità
24 Marzo 2014L’utilizzo di strumenti di telemedicina può supportare la terapia farmacologica per migliorare la compliance, aiutare il paziente nel processo terapeutico e migliorare i risultati con riduzione degli avventi avversi da farmaci. Inoltre tali strumenti, sottoforma di telemonitoraggio dei parametri vitali e telesalute, possono avere base nella farmacia, soprattutto come modalità di prevenzione secondaria, per pazienti a rischio o già affetti da patologie, nella presa in carico del paziente e nella continuità terapeutica. A dirlo sono le linee guida nazionali della telemedicina, recentemente pubblicate sul sito del ministero dopo l’ok dalla Conferenza Stato-Regioni. Le Linee di indirizzo sono il risultato del tavolo avviato nel 2010 dall’allora ministro della salute Ferruccio Fazio e «rappresentano il riferimento unitario nazionale per la implementazione di servizi di telemedicina, individuano gli elementi necessari per una coerente progettazione e l’impiego di tali sistemi in ambito del Ssn». Un ruolo è previsto per la farmacia, che viene richiamata nei luoghi di fruizione della prestazione in telemedicina, e per il farmacista, tra i professionisti coinvolti. Secondo il documento, ambito prioritario di applicazione della telemedicina è la continuità delle cure, l’integrazione ospedale territorio e la gestione della cronicità, dove «il telemonitoraggio può migliorare la qualità della vita di pazienti cronici attraverso soluzioni di autogestione, monitoraggio remoto, anche ai fini di una de-ospedalizzazione precoce» ma anche costituire «un supporto della terapia farmacologica per migliorare la compliance del farmaco. Sono disponibili dispositivi e sistemi per aiutare il paziente nel processo terapeutico e migliorare i risultati con riduzione degli avventi avversi da farmaci». Il ruolo della farmacia può essere contemplato nella fase di prevenzione secondaria, con il monitoraggio continuo dei parametri vitali, ma anche per la diagnosi - «la telemedicina può costituire un completamento o consentire approfondimenti utili al processo diagnosi e cura ad esempio attraverso la possibilità di usufruire di esami diagnostici refertati dallo specialista presso ambulatorio dei Mmg, la farmacia o il domicilio paziente». Nella classificazione della telemedicina quella che «attiene al dominio della assistenza primaria è la telesalute», che «è un sistema, un insieme di servizi che consentono la gestione, la presa in carico del paziente cronico». La tele salute prevede un ruolo attivo degli operatori sanitari e del paziente. Vale a dire che «lo scambio di dati tra paziente (anche in farmacia) e una postazione di monitoraggio non avviene solo per l’interpretazione dei dati ma anche per supportare programmi di gestione della terapia e per migliorare l’informazione e la formazione del paziente». Quindi la telesalute «può comprendere il telemonitoraggio ma anche lo scambio e la gestione dei dati rilevati, la verifica dell’aderenza alle terapie farmacologiche e non, le attività di formazione e educazione del paziente utili e necessarie all’autocura (il cosiddetto empowerment)». Secondo le linee guida, habitat preferenziale della telesalute sono soprattutto «i modelli assistenziali di presa in carico della cronicità - a titolo di esempio potrebbe inserirsi con efficacia nel contesto dei Creg che la regione Lombardia sta sperimentando». Inoltre, «le attività potrebbero inserirsi in percorsi assistenziali, pacchetti di prestazioni o altri modelli innovativi».
Francesca Giani
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