Politica e Sanità

27 Marzo 2014

---

Le sigarette elettroniche possono aiutare chi voglia smettere di fumare? Uno studio americano, condotto dal centro di ricerca ed educazione sul tabacco e il dipartimento di medicina della University of California, San Francisco, e pubblicato su Jama Internal medicine, sta riaccendendo il dibattito. Secondo gli autori, che hanno seguito 949 fumatori, dei quali 88 avevano provato le e-cig, svapare nicotina non sarebbe un aiuto efficace. Ma non tutti sono d’accordo e secondo Riccardo Polosa, direttore scientifico della Lega italiana antifumo (Liaf), lo studio sconta un’evidente errore metodologico, perché «non va a indagare sulle probabilità di successo in fumatori che vogliano effettivamente smettere di fumare passando alle sigarette elettroniche, ma esamina la percentuale dei soggetti che, avendo provato le e-cig negli ultimi trenta giorni, hanno poi deciso di abbandonare il tabacco. È quindi ipotizzabile che gran parte degli 88 fumatori considerati avessero semplicemente provato questi prodotti per curiosità e perché erano interessati ad astenersi dal fumo». Che questo sia il caso, spiega l’esperto, è evidente da una tabella riportata nella pubblicazione, che mostra come la stragrande maggioranza di chi aveva provato le e-cig non stava usando questi prodotti come parte di un tentativo di smettere di fumare.
«Il dato certo - commenta Silvio Garattini, direttore del “Mario Negri” – è che le e-cig sono meno tossiche delle sigarette tradizionali, perché non producono tutte le sostanze cancerogene dovute alla combustione del tabacco e della carta. Ma la questione è un altra: aiutano a smettere di fumare? A oggi non c’è una risposta e i dati finora disponibili fanno pensare di no, perché la dipendenza da nicotina rimane».
Garattini riconosce la possibilità che la gestualità del fumare, conservata dalle sigarette elettroniche potrebbe aiutare, ma ritiene che le e-cig vadano confrontate con cerotti e chewing-gum con nicotina: «le sigarette elettroniche sono meglio o peggio di quel che abbiamo già? A quel che ne sappiamo finora, pare che non siano meglio».

Renato Torlaschi