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Politica e Sanità

08 Aprile 2014

Rimedi erboristici, rischio interazioni in fase preoperatoria


Attenzione ai rimedi erboristici nel periodo precedente a un intervento chirurgico: il rischio di interazione con i farmaci somministrati nel periodo perioperatorio esiste e non appare sufficientemente considerato. Il monito arriva da uno studio condotto presso il Centro di farmacovigilanza dell’università di Firenze e pubblicato sul numero di aprile della rivista Alternative therapies in health and medicine.
«La ricerca – spiega Fabio Firenzuoli, direttore del Centro per la medicina integrativa della Aou Careggi, Università di Firenze - era iniziata quando ancora lavoravo presso l’ospedale di Empoli, nella vecchia unità operativa di Medicina naturale, come si chiamava allora… Poi invece, dopo l’inizio della collaborazione con Firenze, la estendemmo all’ Area vasta centrale, Empoli, Firenze, Prato, coinvolgendo le tre strutture ospedaliere di riferimento». Gli autori (la prima firma è di Eugenia Gallo, del Centro di medicina integrativa di Firenze) hanno analizzato un campione di 478 pazienti ricoverati per i controlli preoperatori, con l’obiettivo di verificare la diffusione dell’assunzione concomitante di rimedi erboristici con i farmaci prescritti e di valutarne le potenziali interazioni. Quasi il 50% dei pazienti intervistati - 238 su 478 (49,8 %) – avevano fatto uso di almeno un rimedio erboristico. Tra questi, 55 (23,1%) sono stati effettivamente esposti ad almeno una potenziale interazione; in particolare , 42 dei partecipanti allo studio hanno avuto un’interazione tra farmaci e rimedi erboristici e 17 un’interazione farmacologica con integratori alimentari. Tra le interazioni possibili, gli autori segnalano quelle con antipertensivi, antiaggreganti, anticoagulanti e farmaci attivi sul sistema nervoso centrale. «I medici di famiglia, i farmacisti, gli erboristi e ovviamente gli anestesisti che visitano i pazienti nel pre-operatorio – conclude Firenzuoli - dovrebbero essere ben informati e adoperarsi se non altro per un’opera di educazione sanitaria».

Renato Torlaschi

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