Politica e Sanità
28 Aprile 2014Un generale interesse alle nostre proposte in tema di farmacia dei servizi e pharmaceutical care c’è stata, ora quello che auspichiamo è ascolto dalle Regioni. A dirlo Venanzio Gizzi (foto), presidente Assofarm, che fa il punto sul documento di proposte sulla farmacia dei servizi inviato a tutte le Regioni chiamate, dall’accordo di febbraio con il Governo sulle linee progettuali per l’utilizzo delle risorse vincolate, a «emanare linee di indirizzo per i progetti legati alla farmacia dei servizi» da finanziare con 250 milioni. «Al momento non sappiamo se le Regioni hanno presentato le linee progettuali» spiega Gizzi «ma in ogni caso abbiamo raccolto un interesse generale alle nostre proposte, che possono essere una base nella direzione del rinnovo della convenzione e della nuova remunerazione». Nel documento inviato alle Regioni si fa il punto sulla visione della farmacia dei servizi, analizzando quali iniziative sono più facilmente attivabili e convenzionabili, ma soprattutto si ribadisce la «piena disponibilità di Assofarm ad attivare ogni forma di collaborazione, anche ricorrendo a una sperimentazione limitata nel tempo (per sei mesi) e nello spazio (alcune Asl)» per «verificare quali prestazioni la farmacia sia in condizione di erogare nei confronti dei pazienti cronici», sia in termini di «assistenza farmaceutica in senso stretto» sia come «centro polifunzionale socio-sanitario». La rete delle farmacie, continua il documento, «è disponibile a prendere in carico, sperimentalmente, una prima coorte di pazienti, individuati dalle Asl in base alle prescelte patologie e al grado di gravità». Alla base del ragionamento c’è l’idea che l’offerta della farmacia dei servizi «non sarà più solo il frutto della scelta del tutto autonoma del farmacista, ma anche del contenuto progettuale condiviso che, in merito, dovrà esprimere la programmazione locale. Questa indicherà in qual misura detta “offerta” figurerà come complementare, surrogatoria, oppure ampliativa di quella assicurata dai servizi sanitari e sociosanitari pubblici locali e, in questa prospettiva diverrà meritevole di futuri convenzionamenti. Ed è in questa prospettiva che possono nascere progetti sperimentali finanziabili attraverso l’importo previsto dalle “linee” dell’Accordo Stato/Regioni». E nel testo c’è un esempio di sperimentazione: «si potrebbe prendere in considerazione la somministrazione controllata dei farmaci negli anziani, con predisposizione settimanale della terapia, tramite un blister che prevede quattro somministrazioni quotidiane (MyMed)». Per la realizzazione, occorrerebbe procedere alla «definizione di un progetto di ricerca con un gruppo di pazienti con terapia cronica i cui farmaci vengono allestiti con metodo MyMed e un gruppo di pazienti (controllo) con modalità di terapia tradizionale». Nei due gruppi andranno esaminati parametri quali «aderenza alla terapia/compliance; revisione del profilo farmacologico del paziente; individuazione delle interazioni farmacologiche con il sistema MyMed e con il sistema tradizionale; individuazione degli effetti collaterali (farmacovigilanza) con il sistema MyMed e con il sistema tradizionale; analisi dei costi diretti e indiretti dei due sistemi di allestimento di consegna delle terapie croniche». Ma, in generale, scopo ultimo della sperimentazione è di verificare «i benefici sulla salute dei pazienti ed il loro grado di soddisfazione» e «i risparmi ottenibili per effetto dell’iniziativa, in termini di minor ricorso alle strutture ospedaliere e in termini di ottimizzazione e razionalizzazione nell’utilizzo dei farmaci (appropriatezza), evitando sprechi e dispersioni». A fronte dei risparmi ottenibili, continua il documento, «il sistema della farmacia propone di comparare i propri costi con quelli di altri soggetti, per verificarne la competitività».
Francesca Giani
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