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Politica e Sanità

14 Giugno 2014

Farmacista sentinella su abusi e violenza, l’importanza del ruolo


Il farmacista è una categoria difficile da coinvolgere, perché manca il riconoscimento da parte delle istituzioni, ma può essere di supporto per intercettare casi di abusi o violenza che non si rivolgono ai medici o alle strutture locali e che può instaurare un rapporto di fiducia e confidenza con il paziente. Un percorso che parte in primo luogo da un modo diverso di osservare i pazienti che entrano in farmacia. A raccontare dell'esperienza di farmacista sentinella è Silvia Rispoli, la prima farmacista parte attiva e referente per i farmacisti del progetto codice rosa, volto ad assicurare una rete di riferimento a chi subisce violenza e a sviluppare iniziative di contrasto e prevenzione, nella provincia di Grosseto.

Chi è il farmacista sentinella?
È importante capire che lavoriamo in una rete di solidarietà, composta da tante figure, dai medici fino all'insegnante nella scuola, ciascuno con il proprio ruolo e la possibilità di essere d'aiuto secondo le proprie competenze. Il farmacista fa sostanzialmente da tramite: sono molte le persone che non si rivolgono alle figure di competenza sul territorio e la farmacia riesce invece a intercettare molti pazienti. Quello che possiamo fare è spiegare che cos'è il codice rosa e indirizzare la persona a chi può essere d'aiuto in senso pratico ma spesso accompagniamo anche il paziente al pronto soccorso o nelle strutture territoriali di competenza. Non possiamo sapere se la persona sporgerà denuncia e come evolverà la situazione, ma l'assistenza che offriamo è un primo passo, è un tendere la mano: facciamo capire che c'è qualcuno vicino, che si può trovare aiuto. E il nostro aiuto è a tutto tondo: accanto a persone che hanno subito violenza ci capitano casi di ogni tipo, come per esempio quello di una donna straniera, in separazione, che ha cercato di riportare i figli con sé. Grazie alle forze dell'ordine siamo riusciti a dare un sostegno per far conoscere alla donna i suoi diritti e come tutelare i suoi figli.

Come si diventa farmacista sentinella?
Tutti possono essere farmacisti sentinella, è un modo diverso di osservare le persone. Devo dire che ai corsi organizzati, a Grosseto e a Pistoia, ho trovato molto interesse ma spesso mi rendo conto che alcuni partecipanti sono un po' shockati dalle tematiche e ci chiedono come possono i farmacisti essere d'aiuto. Credo che sia necessario un salto di livello, oltre la dispensazione e il consiglio sul farmaco verso un supporto e un'assistenza più totale. In ogni caso non bisogna dimenticarsi che siamo un anello importante di una rete complessiva, non siamo soli. Non solo perché i referenti del codice rosa danno sempre un sostegno nella gestione delle situazioni che capitano in farmacia ma anche perché siamo inseriti in una squadra composta da tante professionalità. Ma comunque non c'è che trovarsi nelle situazioni: una cosa è la teoria un'altra la pratica.

Come si riconoscono pazienti che possono aver bisogno di assistenza?
A volte capitano in farmacia persone che presentano dolori, lividi e magari raccontano di essere caduti. Se capita più di una volta, inizia a sorgere il sospetto. All'inizio è difficile, non puoi immaginare che sia davvero un caso di violenza, ti sembra una situazione lontana e non la prendi in considerazione subito. Poi capisci. Dall'altra parte non bisogna pensare che dietro a ogni caso ci sia un maltrattamento, ma più sei addentro e più te ne accorgi. A volte hai la sensazione che chi ti parla non stia dicendo la verità: allora provi a chiedere se conoscono il codice rosa. Altre volte i sintomi presentati sono totalmente slegati, come mal di testa, mal di pancia, segno che c'è una somatizzazione della situazione.

È necessaria una formazione?
Per gestire queste situazioni credo sia meglio aver seguito un percorso di formazione. Per diventare farmacista sentinella ci sono corsi organizzati dalle Asl, al termine dei quali vengono date alcune direttive per gestire i pazienti. Purtroppo non è facile coinvolgere la categoria dei farmacisti, anche perché manca un po' il riconoscimento da parte delle istituzioni del ruolo che possono avere. E i corsi Asl sono Ecm per medici e altri operatori sanitari, ma non per noi. Personalmente, è un percorso che faccio nelle ferie, ma credo che sia un'importante esperienza professionale e umana. E comunque devo dire che la voce gira tra la popolazione e si sa quali sono le farmacie dove si può trovare anche questo supporto.

Francesca Giani

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