Fakeshare, Di Giorgio (Aifa): costruire sistema Ue di allerta in tempo reale
Se prima era il web la principale frontiera del commercio illegale di farmaci oggi lo è anche il territorio dove si muovono farmaci rubati accompagnati da documentazione contraffatta, ed è per questo che va costruito un sistema europeo di allerta in tempo reale che li renda invendibili su altri mercati. È questo uno degli obiettivi rilanciati da Domenico Di Giorgio, dirigente dell'Unità prevenzione della contraffazione Aifa, nell'ambito del progetto europeo Fakeshare, «di recente entrato in una fase 2, a cui parteciperanno anche Inghilterra e Serbia e che ha già ricevuto il finanziamento comunitario». La seconda tranche del progetto, spiega Di Giorgio, «intende rafforzare il ruolo del coordinamento a livello europeo delle attività di controllo e ampliare la condivisione dei dati sulle attività criminali che non si fermano solo all'uso illecito del web e dei farmaci contraffatti». E aggiunge: «È importante mantenere le diversità organizzative all'interno degli Stati, alcuni per altro fuori della Unione europea ma dentro il progetto, e creare un sistema di trasmissione di informazioni e segnali recepiti dagli enti regolatori locali e diffusi tempestivamente su tutto il paese all'interno della filiera. L'accesso alle informazioni rende più difficile il proliferare di zone di ombra, come dimostra il caso che abbiamo seguito nei mesi scorsi dei farmaci ospedalieri rubati. In quella circostanza gli strumenti messi in campo dal Fakeshare e il supporto dell'Ema hanno permesso di intercettare un falso documentale che permetteva ai farmaci di passare le frontiere degli stati e riemergere in altri mercati». All'attività su questa nuova frontiera del crimine, prosegue Di Giorgio, «per la quale ci avvaliamo della collaborazione con l'università di Trento che analizza i dati, si affianca la mai interrotta azione di intelligence e prevenzione sulla vendita illegale via internet. In particolare, stiamo collaborando con la facoltà di Psicologia dell'Università di Roma per la profilazione dell'utente per capire le leve che spingono a rivolgersi a questo canale nonostante i ben noti rischio». E conclude: «Il recente recepimento della Direttiva Ue sulla vendita online vincola le indagini a nuove procedure che sono in via di definizione, ma poiché non tutti gli stati membri hanno adeguato le normative ci troviamo in un disallineamento a livello europeo. In questo interregno le eventuali azioni di oscuramento di siti illeciti si potrebbero fare ma sarebbero poco efficacie senza un coordinamento internazionale delle azioni di controlli».
Simona Zazzetta
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