Politica e Sanità

11 Settembre 2014

---

Uno strumento per bypassare la legge anche se nei fatti la situazione è così. È con queste parole che Davide Gullotta (foto), presidente Fnpi, si inserisce nel dibattito nato a ridosso della notizia del Tar di Brescia che ha riconosciuto la legittimità del Trust in farmacia. «Quella di mantenere nel patrimonio famigliare la farmacia, in caso di decesso del titolare, anche in presenza di figli non abilitati o addirittura minori è una situazione che già si stava verificando. Vari sono gli strumenti e non sempre, a quanto mi risulta, si tratta di modalità corrette. Credo che nei fatti la sentenza e l'eventuale utilizzo dell'istituto poco andrà a modificare quanto già sta avvenendo. Se non che si tratta di uno strumento complesso che può in qualche modo bypassare la legge». Anche perché «non sono chiare le figure coinvolte e resta il dubbio su chi esercita nella realtà pratica il controllo sulla farmacia». In merito all'eredità, non si tratta tanto di un annullamento di quanto fatto da Bersani, che ha ridotto la gestione provvisoria della farmacia da parte degli eredi: «Almeno prima erano chiari i tempi entro cui il figlio o il minore doveva abilitarsi. Il trust di fatto ha l'effetto di annullare ogni previsione temporale». Una situazione che lede oltre al «diritto di esercitare la professione anche i principi della meritocrazia: un giovane laureato nei tempi, magari con dottorato e master, si potrebbe anche vedere passare davanti un altro giovane che, in nome del fatto di avere già la farmacia assicurata, potrebbe impiegare anche il doppio degli anni ad ottenere l'abilitazione». In generale, «è anche il concetto di ereditarietà di una concessione pubblica che non possiamo concepire, soprattutto nella misura in cui determina un'impossibilità ad altri farmacisti di esercitare la professione e in un contesto come quello italiano di una mancata liberalizzazione della fascia C».

Francesca Giani