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Politica e Sanità

26 Settembre 2014

Le Comunali si difendono contro il piano Cottarelli. Tra le proposte un'Agenzia regionale


Azzeramento dei costi dei consigli di amministrazione, costituzione di gruppi di acquisto, unione di servizi e accentramento di alcuni elementi amministrativi. E anche il progetto di creare Aziende unitarie regionali di livello sovracomunale per la gestione delle farmacie pubbliche. Sono atti concreti di spending review interna, già realizzati o in progetto, che le farmacie comunali mettono sul piatto e che vanno a costituire il tessuto di argomentazioni con cui si oppongono al piano Cottarelli che ne ha messo in discussione l'esistenza. A renderlo noto il documento di analisi del lavoro di Cottarelli, una difesa del valore ma anche della resa economica delle farmacie comunali, in cui si fanno anche a una serie di proposte. Come quella di Aziende unitarie regionali di livello sovra comunale: «si tratterebbe di un'operazione che non solo aumenterebbe ulteriormente la marginalità delle nostre farmacie a favore dei Comuni, ma potrebbe anche migliorare, tramite una serie di servizi a rete in stretta collaborazione con le Unità Sanitarie Locali, la nostra azione verso quelle aree più marginali dei territori locali. Un'iniziativa insomma che consente non solo lo sfruttamento di economie di scala e di scopo ma anche favorisce una maggiore efficienza ed efficacia nell'espletamento dei servizi, nonché l'integrazione di servizi a domanda debole nel quadro di servizi più redditizi». Alla base ci sarebbe un processo di razionalizzazione e di spending review interna già in atto, «che le farmacie pubbliche hanno avviato da anni, da prima della comparsa del Commissario Cottarelli. Le nostra associate da tempo hanno praticamente azzerato i costi dei propri consigli di amministrazione, hanno dato vita ad operazioni virtuose quali gruppi di acquisto per realizzare economie di scala sul piano degli approvvigionamenti di farmaci. In ambito federale si stanno mettendo a punto iniziative di unione di specifici servizi e l'accentramento di alcuni elementi amministrativi. Iniziative, queste, che offriranno altri spazi di redditività alle Farmacie Comunali e quindi ai Comuni loro proprietari». C'è poi anche un altro fronte: «Le Farmacie Comunali possono giocare un ruolo importante nel contenimento della spesa farmaceutica regionale attraverso una maggiore integrazione tra le proprie competenze e l'attività delle Aziende sanitarie locali». Ricordiamo, continua il documento, «che la legge 833/78 istitutiva del SSN, all'articolo 28, prevede che le ASL "possono acquistare direttamente le preparazioni farmaceutiche di cui al secondo comma per la distribuzione agli assistiti nelle farmacie di cui sono titolari enti pubblici e per l'impiego negli ospedali, negli ambulatori e in tutti gli altri presidi sanitari. La legge regionale disciplina l'acquisto di detti medicinali e del restante materiale sanitario da parte delle unità sanitarie locali e dei loro presidi e servizi, nonché il coordinamento dell'attività delle farmacie comunali con i servizi dell'unità sanitaria locale"». Insomma, «il risparmio sulla spesa degli enti locali non si fa attraverso la privatizzazione di un sistema sostanzialmente sano, ma migliorando le sue performance economiche senza dimenticare la mission sociale che le Farmacie Comunali hanno nei confronti della cittadinanza». E d'altra parte «per vendere le Farmacie Comunali serve qualcuno disposto a comprarle. I recenti, e sporadici, tentativi di dismissione non hanno quasi mai dato esiti positivi. Le aste vanno deserte o si concludono con dei ribassi di prezzo ben al di sotto delle previsioni degli amministratori locali. Le farmacie non rendono più come in passato, e vendere quelle comunali non si sta rivelando un buon affare per i Sindaci».

Francesca Giani

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